Alitalia – La soluzione tampone di governo
Prestito ponte di 300 milioni di euro a parte, su Alitalia il ministro dell’economia Tremonti decide di non decidere. L’ultimo Consiglio dei Ministri, infatti, ha partorito una soluzione tampone, utile per prendere ulteriore tempo, in attesa di fatti nuovi. La cordata di imprenditori italiani pronta a rilevare l’azienda sull’orlo del fallimento ancora non c’è e tutto lascia supporre che passerà ancora altro tempo prima della sua definitiva materializzazione. Il governo la auspica e sta alacremente lavorando affinché salti fuori una proposta forte e attendibile. Ne va dell’immagine dell’Italia nel mondo, dopo la figuraccia AirFrance, e della dignità dello stesso premier che per tutta la campagna elettorale l’ha più volte annunciata.
Tutto è adesso in mano a Banca Intesa-Sanpaolo di Corrado Passera, che, almeno per il momento, ha un ruolo di consulenza finalizzato ad intercettare possibili acquirenti. Nulla però esclude un suo successivo e diretto coinvolgimento nell’operazione finanziaria. “Se ci saranno le condizioni vedremo…” è il commento dell’istituto bancario. Una cosa, al momento, appare certa: l’interesse di Ermolli. A dire il vero Bruno Ermolli, che è un imprenditore impegnato nel settore della consulenza da quando, nel ‘70, costituisce Sin&rgetica, una delle più affermate società italiane di consulenza di strategie di impresa e management, presente sul mercato nazionale ed internazionale, è coinvolto sin dal primo giorno nell’operazione, proprio su incitamento di Berlusconi, per tramite del quale sta ricercando altri affidabili partner. Sul chi va la – ha già fatto sapere di seguire attentamente l’evolversi della situazione – resta anche AirOne di Carlo Toto, che già in passato aveva presentato un’offerta, peraltro sostenuta proprio da Intesa.
Il quadro globale è complicato e la ‘decisione’ di Tremonti va letta come un invito. Del resto, l’apertura di gioco del governo ha subito eccitato gli appetiti del neo presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che non ha perso tempo a chiedere a chi di competenza una riorganizzazione seria dell’azienda. “Se non avremo il coraggio e la capacità di fare una ristrutturazione anche faticosa, anche impopolare – ha detto la Marcegaglia – probabilmente alla fine la soluzione non rimarrà che quella di un commissariamento”.
Sul piede di guerra rimangono i sindacati. La Filt-Cgil, preoccupata per l’intero comparto occupazionale, si dice sconcertata per il fatto che ad oggi “dopo tanti proclami siamo ancora al come si fa e non al cosa si fa”.