Subbuteo. Storia illustrata della nostalgia – Daniel Tatarsky

Conservo ancora, in una scatola di latta, tonda e colorata, i giocatori del mio “Subbuteo”. Li considero pezzi unici della mia gioventù. Sono venticinque statuine di plastica – alcune si tengono in piedi per miracolo, alcune hanno un braccio o la testa mozzata, altre ancora resistono a forza di colla o di scotch trasparente – una palla semiovale, l’arbitro, due panchine smontabili, i due portieri che hanno una coda rigida che si infila in una piccola fessura posta alla base delle porte e quattro bandierine da calcio d’angolo, che utilizzavo per delimitare il campo di gioco preso a prestito dal pavimento della cameretta. La linea delle mattonelle ne fissava il perimetro, alla perfezione. Lo preferivo al campo di calcio, quello in cartone, che faceva parte del set regalatomi dai miei genitori: troppo piccolo e scomodo.

In compagnia di quei piccoli giocatori, ho trascorso pomeriggi e serate intere. Il dito indice della mia mano destra, puntando alla base tonda che li reggeva, li muoveva alla perfezione. Goal, azioni veloci, lanci perfetti, movimenti corali, falli pazzeschi, rigori realizzati o falliti, tiri ad effetto, pallonetti involontari – e cronache in presa diretta – riempivano le mie partite. Giocavo un campionato vero e proprio. Avevo una squadra tutta mia, capace, come nessun’altra, di farmi sognare. Quello era il mio calcio.

Sfogliando “Subbuteo. Storia illustrata della nostalgia” di Daniel Tatarsky, edito da Isbn Edizioni, mi è venuta voglia di riaprire quella scatola di latta, di riassaporare l’atmosfera delle mie interminabili partite di subbuteo e di viaggiare nel mio passato, con il desiderio conscio di rituffarmi a piene mani in quegli anni. Che nostalgia! Questo libro – completo di foto, illustrazioni e curiosità – è la “storia ufficiale di un’indimenticata meraviglia del Novecento”. Lo è per tutti quei bambini di ieri, che non hanno avuto vergogna “ad avere mal di schiena e ginocchia doloranti”, perché anche se ufficialmente il gioco si chiama “Calcio da tavolo Subbuteo” in molti preferivano il pavimento. Strisciare di gomito e di gambe diventava allora il passatempo preferito, quello più accattivante, un vero e proprio appuntamento con l’agonismo del sogno.

Daniel Tatarsky, con questo suo bel libro, fa compiere un salto all’indietro ai nostri ricordi. Un salto piacevole, però, tanto piacevole che, adesso, chissà, forse è arrivato il momento di ricominciare a giocare.

Titolo: SUBBUTEO. STORIA ILLUSTRATA DI UNA NOSTALGIA

Autore: Daniel Tatarsky.

Traduzione: Massimiliano Galli

Editore: Isbn Edizioni

Anno di pubblicazione: 2007

Pagine: 112

Prezzo: 15 euro

Redazione

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