L’8 settembre del ministro La Russa
Il ministro della difesa Ignazio La Russa, a Roma, a Porta San Paolo, nel giorno del 65° anniversario della difesa di Roma dalle truppe di occupazione naziste, che segnò anche l’avvio della Resistenza militare e partigiana, proprio non c’è l’ha fatta nel non ricordare anche coloro che combatterono dall’altra parte, dalla parte dei fascisti che si riconobbero nella Repubblica di Salò.
“Farei un torto alla mia coscienza – ha detto La Russa, alla presenza tra gli altri del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – se non ricordassi che altri militari in divisa, come quelli della Rsi, soggettivamente dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli angloamericani e meritando quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d’Italia”.
Ministro La Russa che centrano i militari della Rsi con l’anniversario della difesa della Capitale dagli occupanti e l’avvio della Liberazione?
Nel giorno che ricorda l’8 settembre 1943, ricordare coloro i quali stavano dall’altra parte della barricata è una cosa del tutto fuori luogo, che non sta né in cielo e né in terra.
Chi aderì alla Repubblica di Salò – parliamo di qualcosa come 600mila persone sotto le armi, utilizzate soprattutto in operazioni di repressione, sterminio e rappresaglia contro i partigiani e le popolazioni accusate di offrire il loro supporto alle truppe alleate – lo fece sulla base di principi e valori ideologici, quali il fascismo e l’antisemitismo, del tutto estranei alla Repubblica italiana. Quella Repubblica di cui, oggi, La Russa è, appunto, ministro, ruolo che ha assunto in base ad un giuramento fatto sulla Costituzione, Carta antifascista per antonomasia, nata con l’opposizione della Rsi.
Ministro La Russa, tutti i morti meritano rispetto, ma le azioni compiute dai vivi le giudica la storia. Quella storia che al riguardo si è già espressa con nettezza.