Il progetto in mano al governo è obsoleto e rischioso
PONTE DI MESSINA? Prodi lo aveva cancellato, Berlusconi, invece, lo rilancia. Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Ugo Martinat, di recente, ha dichiarato che il governo punta alla ‘cantierabilità del ponte sullo Stretto di Messina entro il 2010, per arrivare all’inaugurazione nel 2016′. Su quale progetto?
La domanda è d’obbligo, dal momento che sul settimanale ‘Economy’, Remo Calzona, ordinario di tecnica delle costruzioni all’Università di Roma ‘La Sapienza, autore del libro ‘La ricerca non ha fine’, in un articolo dal titolo “Silvio, il Ponte fallo così”, informa che il progetto che ora è stato ripreso in mano, è “obsoleto”, perché “basato su scelte progettuali che risalgono a oltre vent’anni fa”.
Il progetto in mano al governo è del 1990, “al quale – scrive il professor Calzona – io stesso ho collaborato” e “prevede un ponte sospeso con luce di 3.300 metri, con due cavi alle estremità dell’impalcato portati da pile alte circa 400 metri poste sulla terra ferma”.
Da allora, la tecnica di costruzione dei ponti si è evoluta. “La novità più eclatante dell’ultimo decennio in fatto di ponti sospesi – secondo Calzona – è il ponte Akashi, inaugurato nel 1998, che unisce le isole di Honshu e Shikoku in Giappone. E’ un ponte lungo 4 mila metri, sospeso con due pile nelle acque dello stretto, con una luce centrale di 2 mila metri. E’ il ponte più grande finora realizzato, e dopo la sua realizzazione, per motivi abbastanza noti agli studiosi, le luci dei ponti sospesi invece di aumentare sono andate decrescendo. Nel mondo quindi oggi siamo piuttosto lontani dai 3.300 metri di luce del ponte di Messina”.
Il professor Calzona, che non è l’ultimo arrivato, descrive in un libro la nuova proposta progettuale, “che guarda a un ponte con le due pile in acqua, di altezza 270 metri e luce centrale di 2 mila metri”.
“Il nuovo progetto – scrive il professore – in sostanza tiene conto di quanto realizzato in Giappone, in un sito oltretutto di severità ambientale e rischio sismico simile allo Stretto di Messina, i cui costi di realizzazione sono in un rapporto di 0,6 rispetto al progetto preliminare esistente, con un risparmio di almeno il 40% rispetto a quanto prevsito, corrispondente a circa 1,7 milioni di euro in meno e a un minore impatto sul territorio e sull’ambiente”.
Contro il progetto di Calzona, “che è la sintesi di quanto finora realizzato nel mondo”, si è però schierata subito la Società Stretto di Messina (società messa in liquidazione da Prodi), decisa a difendere le scelte precedenti, “alle quali – precisa Calzona – io stesso ho collaborato a suo tempo, ma che oggi si palesano inevitabilmente come irrealizzabili e da abbandonare, per le difficoltà emerse in questi anni”.
Berlusconi e il governo tutto farebbe bene a prendere nelle dovute considerazioni quanto scrive Calzona. Edificare il ponte, su una soluzione pensata negli anni ’80, può essere un rischio, che è meglio non far correre al nostro Paese.