Scuola, Maroni: “Determinazione nel prevenire qualsiasi violenza”
Dalla Cina il presidente del Consiglio Berlusconi smentisce l’uso della forza contro l’occupazione e a Roma il Ministro dell’Interno Roberto Maroni, dopo la riunione tecnica di oggi pomeriggio a Palazzo Chigi, sposa la linea della fermezza sì, ma con moderazione. Nessun uso della polizia, insomma, solo ‘prevenzione’. L’utilizzo delle forze dell’ordine, pare voler rassicurare Maroni, sarà rivolto solo ad evitare che si alzi l’asticella dello scontro.
Si è svolta nel pomeriggio al ministero dell’Interno la riunione annunciata ieri, dopo l’incontro tra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il ministro dell’Interno Roberto Maroni, che aveva l’obiettivo di compiere una ricognizione sui possibili rischi per la sicurezza e per l’ordine pubblico derivante da eventuali forme violente di protesta contro il provvedimento del Governo in materia di scuola.
Una riunione sulla quale si erano concentrate molte attese soprattutto dopo le dichiarazioni di ieri del premier che aveva annunciato una linea dura con l’utilizzo delle forze di polizia contro le occupazioni di Università e istituti scolastici.
Il dato nuovo, rispetto a ieri, sono le dichiarazioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che oggi dalla cina, dove è in visita ufficiale, ha corretto il tiro.
La rettifica del premier (“non ho mai detto polizia nelle scuole, ma non l’ho neppure pensato”) ha contribuito a stemperare la tensione. Intanto, al Viminale come programmato si stava valutando la situazione in una riunione presieduta dal sottosegretario Alfredo Mantovano, alla quale hanno preso parte il capo della Polizia Antonio Manganelli, il capo di stato maggiore dell’Arma dei Carabinieri Leonardo Gallitelli, il direttore dell’Aisi Giorgio Piccirillo e il vicecapo di Gabinetto del ministero dell’Interno Pasquale Piscitelli.
Nel corso dell’incontro – riferisce una nota diffusa in serata del Viminale – è stato effettuato un “completo monitoraggio delle manifestazioni tenute finora in tutta Italia, di quelle programmate, della tipologia delle presenze, degli istituti scolastici e delle università occupate” ed è stata ribadita la “necessità di tenere costantemente aggiornato il quadro informativo, che presenta elementi di fluidità, con una permanente analisi delle ipotesi di rischio”.
“Il dissenso nei confronti del “decreto Gelmini” – secondo il Viminale – ha avuto finora modo di svilupparsi in circa 300 manifestazioni tenute nell’intera Penisola dal primo al 23 ottobre, con 150 scuole e 20 facoltà universitarie occupate”.
Nel garantire piena possibilità di dissenso, purché espresso nel rispetto della legge e degli altrui diritti”, il ministero dell’Interno ribadisce tuttavia “fermezza e determinazione nel prevenire qualsiasi tipo di degenerazione violenta, i cui responsabili saranno identificati e denunciati all’autorità giudiziaria”.
Il ministero dell’Interno auspica “una chiarezza di posizioni di presidi e rettori per tutto ciò che ricade all’interno delle scuole e degli atenei, per permettere la continuità didattica e per rafforzare la prevenzione di possibili atti violenti” e che “la disponibilità oggi manifestata dal ministro Gelmini ad aprire uno spazio di confronto fondato sulla realtà dei fatti trovi corrispondenza in chi ha animato la protesta, e contribuisca a rendere il confronto medesimo più sereno”.