Russia mon amour

 

La nota del Presidente del Senato Renato Schifani “la Russia ha intrapreso un cammino verso una forma di democrazia oramai praticamente compiuta, oggi si respira un’aria completamente diversa sotto il profilo del rispetto delle regole democratiche, delle libertà di espressione, dell’iniziativa imprenditoriale” conferma un idillio tra due realtà poco comprensibile. Se è vero che l’amore è cieco, siamo dinnanzi ad un’infatuazione della diplomazia italiana verso quella russa la cui risposta non è allo stesso modo evidente.

Il “Times” scrive oggi che il Primo Ministro Putin in agosto ha svelato, durante la visita per mediare il cessate il fuoco, al Presidente Sarkozy i piani per impiccare “by the balls” il Presidente della Georgia Saakashvili. Essere arrivati a 30 chilometri da Tbilisi il 12 agosto e dover rinunciare al rovesciamento del governo della Georgia, deve essere costato non poco ai russi e poi “gli americani hanno impiccato Saddam Hussein” quindi anche una democrazia oramai matura come quella russa poteva impiccare Saakashvili.
Le minacce del Presidente Medvedev sul dispiegamento del sistema missilistico Iskander in quello spazio inserito all’interno dell’Unione europea che è Kaliningrad, un territorio distaccato dalla Russia che si trova tra la Polonia e la Lituania, in risposta allo stanziamento di postazioni antimissili statunitensi in Polonia e Repubblica Ceca, ma anche in risposta al diniego di Polonia e Lituania al prosieguo dei colloqui Russia-UE fino ad un vero cessate il fuoco in Georgia.
E poi la nebulosa questione del sistema missilistico S300 forse fornito dai russi all’Iran.
La dimenticata guerra in Cecenia.
Questioni ed atteggiamenti della Russia che potrebbero creare non pochi imbarazzi alla diplomazia italiana nei confronti dei propri partner europei e d’oltre atlantico, ma poi questo continuo sostegno diplomatico è richiesto dalla diplomazia russa?

Vittoria Pirro

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