“Ho staccato la spina ad un bambino senza speranze di ripresa”
Una dottoressa dell’ospedale di Treviso ha rivelato in un incontro pubblico di aver staccato la spina delle macchine che tenevano in vita un neonato con gravissime malformazioni, senza speranze di ripresa.
La donna – scrive oggi il quotidiano ‘Il Corriere Veneto’ – ha raccontato di averlo fatto con il consenso dei genitori del piccolo che si trovavano con lei nella stanza d’ospedale dov’era il bambino, dopo un’operazione rivelatasi inutile. Il bimbo aveva cinque giorni di vita. La dottoressa, che lavora nel reparto di patologia neonatale dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, ha rilevato nella stessa occasione che casi simili su neonati sarebbero avvenuti “altre cinque, sei volte”. La rivelazione l’ha fatta nel corso di un convegno su etica e medicina a Padova.
“Racconto un caso recente – scrive il quotidiano, riportando le affermazioni del medico – di un neonato affetto da gravissime malformazioni, e soli cinque giorni di vita, operato ma ugualmente senza alcuna prospettiva di ripresa. A quel punto noi dell’equipe ci siamo guardati e ci siamo detti: non possiamo fare piu’ niente, che senso ha proseguire le terapie?. Così – prosegue la dottoressa – sono stati chiamati i genitori del bambino: abbiamo spiegato che non aveva più senso quello che stavamo facendo. Lo hanno capito. Abbiamo chiesto se, prima di dirgli addio, la mamma volesse prendere in braccio il suo bambino, che era attaccato alle macchine. In un primo tempo ha detto che non le sa sentiva, poi nel momento cruciale ha cambiato idea. L’ha preso – continua la drammatica testimonianza del medico – si é seduta su una poltrona tenendolo in grembo e noi, piano piano abbiamo bloccato la somministrazione dei farmaci”.
“Il bimbo – ha concluso la dottoressa – é morto tra le braccia della mamma, nella tranquillit° del reparto”. Prima di terminare il suo intervento – il medico al convegno era in sala, non tra i relatori – ha rilevato che “questa stessa decisione sarebbe stata presa altre cinque, sei volte, per casi disperati”.