Eluana, la Cei rilancia: “Farla morire è gesto che ripugna”
“Privare intenzionalmente una persona dell’acqua e del cibo per farla morire è un gesto che ripugna alla coscienza individuale e civile”. E’ quanto scrive il quotidiano “Avvenire”, di proprietà dela Cei, la Conferenza episcopale italiana,che, nonostante il silenzio chiesto dal padre di Eluana, interviene ancora oggi sul caso Englaro. “Assimilare Eluana a pazienti sottoposti a un’ accanimento terapeutico (cosa in sè deprecabile) – scrive il giornale dei vescovi – sarebbe un errore di coscienza, un errore giudiziario e un errore politico”, scrive il giornale.
Ieri Beppino Englaro, il papà di Eluana, la donna in coma vegetativo da oltre 16 anni, aveva rivolto un appello ai media e alla politica perché rispettassero la sua tragedia umana e la sentenza della Cassazione per la rimozione del sondino che tiene in vita la figlia.
Il giornale della Cei, invece, torna sull’argomento con un editoriale dal titolo: “Una legge che eviti gli errori giudiziari”, dove si ricorda come una normativa “che regolamenti questa delicata materia è stata invocata da più parti per colmare una lacuna nell’ordinamento giuridico del nostro Paese che si presta ad usi ed abusi di potestà private e pubbliche”.
Secondo il quotidiano “Avvenire”, “la ragione (non il ‘credo’ religioso o le ‘fedi’ laiche) mostra che l’atto di nutrire una donna o un uomo, qualunque sia la forma del cibo e la via della sua somministrazione che sono richieste dalle circostanze individuali, è un gesto di solidarietà, non di ostilità, di condivisione di un bisogno fondamentale, non di aggressione, di tutela della vita del cittadino colpito da una fragilità o indigenza, non di prevaricazione nei suoi confronti”.