Bruno Tinti: “La classe politica lavora per l’impunità”

“E’ dai tempi di Mani pulite che la classe politica, senza distinzioni di partito, lavora per lo stesso obiettivo: conquistare l’impunità”. Lo afferma Bruno Tinti, fino a tre mesi fa procuratore aggiunto di Torino, in un colloquio che “L’Espresso” pubblica questa settimana, in occasione dell’uscita del suo libro “La questione immorale”. Per Tinti “non ha importanza quali sono i guai occasionali di questo o quel politico, c’è un interesse comune: l’impunità. Le intercettazioni, ad esempio, non si devono fare perchè oggi può toccare a me, domani a te”.

“La riforma dell’interesse privato in atti d’ufficio e dell’abuso d’ufficio ha reso praticamente impossibile punire i reati commessi dagli amministratori pubblici. La riforma delle intercettazioni renderà impossibile farle. In questi casi – secondo Tinti – la volontà politica è evidente: il malaffare non deve essere scoperto. E, se proprio viene scoperto, non deve essere conosciuto dai cittadini. Insomma, l’inefficienza è cercata, perseguita e voluta. Ci sono poi altre situazioni in cui l’estensione dell’impunità è un effetto secondario. Come la riforma del falso in bilancio: ciò che interessava era fermare un singolo processo, poi la legge è rimasta lì e ora non c’è modo di punire condotte terribili per l’economia del paese”.

Per Tinti vi è poi il pericolo che l’informazione sia imbavagliata, anche a sparire potrebbero essere i fatti di cui dare notizia prima ancora delle notizie: “Metterei sullo stesso piano la riforma delle intercettazioni e l’inasprimento delle pene per i giornalisti e gli editori: il pericolo più grande per la democrazia è il bavaglio all’informazione. In realtà, con le ultime novità, non ci sarà bisogno di imbavagliare l’informazione: semplicemente non si faranno più intercettazioni e alla fine non si faranno nemmeno i processi”.

In positivo Tinti propone, anzitutto, la razionalizzazione delle circoscrizioni: in pratica, eliminare i tribunali troppo piccoli e frazionare quelli troppo grandi. Seguita subito dalla riforma delle notifiche. Oggi gli imputati devono essere avvertiti di ogni fase del processo; se non lo sono, tutto nullo. Fino al 2005 se ne potevano occupare anche le forze dell’ordine, poi questo e’ stato vietato e il compito e’ stato riservato alle poste o agli ufficiali giudiziari.

“Ma non e’ solo questo il problema -spiega Tinti- la vera riforma e’ concettuale. Un cittadino sottoposto ad indagine deve essere subito avvertito: ‘Guarda che ti facciamo un processo’, poi l’onere di informarsi di quello che accade dovrebbe essere suo. Non e’ possibile che lo Stato debba andarlo a cercare dappertutto. Occorre una inversione logica: una volta che l’imputato abbia nominato il suo difensore o ne abbia ricevuto uno d’ufficio, le notifiche dovrebbero essere fatte solo all’avvocato. E se il cliente si rende irreperibile peggio per lui”.

“Ma questa riforma non si fara’ mai -prevede Tinti- le si oppongono sia l’ideologia delle garanzie, vere o finte che siano; sia l’interesse degli avvocati. Per gli avvocati le notifiche sono una manna: i processi si fanno saltare con le nullita’ delle notifiche; e cosi’ passa il tempo e si raggiunge la prescrizione”.

Quanto ai magistrati, “certo, la magistratura ha molte responsabilita’. Ma non c’e’ la volonta’ di opporsi alle riforme che farebbero funzionare il processo. La mia critica verso i magistrati riguarda le logiche con cui vengono gestite le nomine dei capi degli uffici. O la strumentalizzazione dei rapporti di potere interni che viene fatta da alcuni per garantirsi carriere parallele: i posti di prestigio accanto a ministri e deputati; l’elezione a parlamentare, il ‘fuori ruolo’ che da venti anni non fa il giudice ma sta in mezzo alla gente che conta. Logiche non trasparenti, talvolta inaccettabili e spesso -accusa Tinti- anche immorali, con cui viene gestita la carriera dei magistrati, con cui viene gestita la carriera dei magistrati”.

Tinti conclude affermando che “e’ illusorio sperare che una classe politica in gran parte fondata sul malaffare ponga mano a una riforma concreta. A loro interessa solo quello che porta acqua al mulino dell’impunita’. Ma sono anche ottimista. Perche’ c’e’ sempre piu’ gente che comincia a spiegare all’esterno: ‘Guardate che vi stanno mentendo’. E c’e’ sempre piu’ gente che sta rendendosi conto…”.

Quinews

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