“Età pensionabile donne? Dal governo gran faccia tosta”
INTERVISTA A GIANNI PAGLIARINI – Cassintegrazioni aumentate in un anno del 553%, stop alle stabilizzazioni dei 400 mila precari di scuola e pubblico impiego, equiparazione dell’età pensionabile delle lavoratrici pubbliche a quella degli uomini, a 65 anni di età. Il governo Berlusconi non nasconde il suo interventismo sui temi del lavoro e del welfare. Per qualcuno è un dato positivo, per altri è la prova dell’accanimento dell’esecutivo nei confronti di chi già fatica ad arrivare a fine mese.
E’ sicuramente di quest’ultimo avviso Gianni Pagliarini, responsabile Lavoro del Partito dei Comunisti Italiani e presidente della Commissione Lavoro della Camera nella scorsa legislatura, da noi intervistato. Stiamo parlando proprio della legislatura (interrotta anzitempo nell’aprile 2008) durante la quale la maggioranza di centrosinistra aveva operato concretamente per favorire la stabilizzazione dei precari del Pubblico.
Che giudizio dà su quanto sta accadendo nel rapporto tra governo e lavoro?
“Sul tema dei precari sta avvenendo qualcosa di gravissimo. Berlusconi intende negare per decreto legge il futuro a 200mila precari della pubblica amministrazione, a coloro che da anni, di contratto in contratto, hanno garantito servizi essenziali a beneficio dei cittadini. Si profila un atto politico inaccettabile, da parte di un governo irresponsabile che interviene a piedi uniti su numerosissime famiglie italiane scegliendo, come sempre, il modo peggiore per affrontare gli effetti della crisi sulla vita concreta delle persone”.
Non mancano le polemiche anche riguardo alla volontà di adeguare l’età pensionabile delle lavoratrici pubbliche a quella degli uomini.
“Il governo, tra proclami e mezze smentite, mostra tutta la sua faccia tosta, invocando il peggioramento, in tempi di crisi economica, del trattamento previdenziale delle donne e pretendendo di farlo addirittura in nome della parità tra i sessi. Vorrei ricordare che alle donne è stata storicamente garantita la possibilità di andare anticipatamente in pensione come misura compensativa di fronte alle minori e peggiori possibilità di accesso al mercato del lavoro e per favorire il lavoro di cura, in larghissima parte sulle spalle delle donne stesse. Sarebbe interessante interrogare il governo su un aspetto: che cosa è cambiato negli ultimi decenni? Non sono forse le lavoratrici le prime ad essere espulse in caso di crisi aziendale? Non sono forse le donne a scegliere spessissimo il part-time per potersi occupare dei figli? Insomma, l’accanimento del governo è francamente intollerabile”.
L’ultimo dato emerso in questi giorni, piuttosto inquietante, riguarda l’enorme aumento delle ore di cassintegrazione. Qual è il suo giudizio in merito?
“Il ricorso alla cassintegrazione ordinaria nell’industria è cresciuto in un anno del 553%. Il dato è in parte noto, visto che la tendenza era già emersa in tutta la sua gravità alla fine del 2008. A maggior ragione sconcerta l’immobilismo del governo, unico in Europa a non aver elaborato una strategia convincente per provare ad aggredire la crisi e ad aver dimostrato per l’ennesima volta la sua totale distanza dai problemi veri vissuti ogni giorno dalle persone”.