Austria, la procuratrice: “Ecco gli orrori del mostro…”
Christiane Burkheiser, 33 anni, è la procuratrice al processo a Josef Fritzl a St. Poelten. Da quel che si legge, oggi, durante i lavori ha descritto con fredda e puntuale lucidità gli orrori subiti dalla vittima durante 24 anni di prigionia in una cantina-bunker. “Andava, se la prendeva e se ne riandava”, ha riassunto così in due parole la violenza dell’oggi 73enne Fritzl su sua figlia Elisaberth, 43, nella cella sotterranea da lui ricavata dietro la cantina di casa.
“I primi nove anni – ha raccontato la procuratrice – la vittima era tenuta prigioniera, in parte con tre bambini e uno in arrivo nella pancia, in una cella di 11 mq.
Solo dopo Fritzl allargò la prigione, fino a 60 mq, ma sempre senza finestre e senza ventilazione. Non c’era acqua calda, niente doccia, niente termosifone e niente luce del giorno e niente aria fresca”.
Ecco la descrizione dell’abitacolo: 1,74 m di altezza nel suo punto più alto, un buco per entrarci di 83 cm per cui bisogna inginocchiarsi. Dentro c’è un’aria putrida, umida, “muffa e marciume”. L’accusa ha illustrato anche le circostanze in cui la vittima ha dovuto affrontare da sola nella sua cella: aveva solo un manuale di istruzioni, una coperta non sterilizzata per avvolgere il neonato, una ‘forbice lurida’. Gli stupri avvenivano davanti agli occhi dei bambini.
La liberazione delle vittime è avvenuta il 26 aprile 2006. Fino allora i tre bambini vissuti nella cella non avevano mai visto la luce del sole.