Biotestamento, la Legge si fermi dinanzi al rispetto della persona
“Il soggetto può, in stato di piena capacità di intendere e di volere e in situazione di compiuta informazione medico-clinica, dichiarare di accettare o meno di essere sottoposto a trattamenti sanitari, anche se il medico ritenga possano essergli di giovamento. Può altresì dichiarare di accettare o meno trattamenti sanitari che, anche a giudizio del medico, abbiano potenziale, ma non evidente carattere di accanimento terapeutico”.
Questo era il 3° comma dell’articolo 3 del Disegno di Legge sul Testamento biologico che l’emendamento del Senatore Saccomanno cancella.
La costituzione italiana all’Art. 32 dice:
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Quindi la Legge si deve fermare dinanzi al rispetto della persona umana.
Il dovere di vivere come emanazione degli obblighi imposti dalla Legge esula dal richiamo dei diritti naturali per trasformarsi in cultura talebana. Quando un soggetto, in piena capacità di intendere e di volere non è artefice delle decisioni che possono decidere la propria vita, non è più cittadino di uno Stato laico che tutela i diritti universali.