Ricostruzione e “scudo fiscale”
Tra le ipotesi del recupero dei fondi per la ricostruzione in Abruzzo viene prospettata una nuova edizione dello “scudo fiscale”, ciò nonostante le difficoltà in sede europea e di una relazione diretta con la ricostruzione. Dalla precedente edizione dello “scudo fiscale” nel 2002, con il rientro ufficiale di 62 miliardi di €uro, illecitamente esportati, ed anche se stime più realistiche parlano di circa 80 miliardi con una tassa del 2,5%, di sicuro non è stato un “grande affare” per lo Stato.
Presumere che in Svizzera si trovino 200 miliardi di €uro che in determinate condizioni potrebbero rientrare in Italia, magari con una tassa diversa, e quanto, si pensa, possa fruttare al Fisco un incasso superiore ad altre iniziative estemporanee.
Sottolineare l’illecita di tali capitali ed il rapporto tra lo Stato e coloro che hanno sempre pagato le tasse è il minimo che si possa fare. Se ogni emergenza o situazione straordinaria diventa un’occasione per i “soliti furbetti”, allora si mina sempre di più il rapporto di fiducia tra il cittadino e le istituzioni.
Ricordare l’impatto finanziario sull’economia che possa avere l’arrivo di capitali da investire, ovviamente ingrossati non avendo pagato le tasse dovute è sicuramente scorretto nei confronti di coloro che invece le hanno pagate.
Sicuramente poter usufruire di capitali che illecitamente permettono degli sconti, aumentando il loro potere d’acquisto, in momenti di crisi economica come l’attuale non poter fare shopping è un vero “peccato” a cui porre rimedio.