Crisi: finita, si, no, se vi pare
Nei giorni scorsi il Fmi e l’Ocse hanno previsto una graduale riprese solo nel 2010 con la contrazione dell’1,3% del prodotto globale per quest’anno, economisti dicono che negli USA si iniziano a distinguere segnali positivi e che presto arrivano anche in Italia, il Ministro Tremonti e Confindustria con la Marcegaglia sono concordi nel dire che “il peggio è passato”, mentre un colosso come la Morgan Stanley chiude il primo trimestre con una perdita di 177 milioni di dollari, un risultato nettamente peggiore rispetto alle attese degli analisti.
In un Paese come il nostro, manifatturiero, con un’inevitabile influenza dall’export è innegabile attendere dei segnali dalle economie più forti che fanno da volano nel sistema globale, e se il picco negativo a livello finanziario si è avuto alla fine del 2008 e quindi adesso almeno le borse sembrano essere in una fase di ripresa, l’economia reale vive ancora la crisi nella massima ampiezza e questa situazione sembra duri per tutto il 2009. Gli analisti prevedono difficoltà per l’occupazione che prolungherà il crollo dei consumi.
Se consideriamo i dati del Fmi sul Pil che ne prevede un ribasso del 4,4% per quest’anno e dello 0,4% per il 2010, il deficit dello Stato al 5,4% che limita politiche economiche di stimolo, insomma in tutto questo scenario i lavoratori che la crisi la vivono sulla loro pelle ogni giorno hanno legittimamente più di un motivo per non riuscire ad essere ottimisti sull’immediato.