Napolitano: 1° Maggio – la sicurezza “un tema che non scompare”
Intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della Festa del Lavoro:
“La crisi finanziaria che dagli Stati Uniti d’America si è propagata al resto del mondo con pesanti ripercussioni sull’andamento dell’economia in ogni continente, ha, per inaudita velocità diffusiva e vastità di impatto, determinato un quadro, per la celebrazione della Festa del 1° maggio, del tutto diverso da quello dello scorso anno.
Sono balzate in primo piano anche in Italia, e si pongono al centro delle preoccupazioni comuni del mondo sociale e istituzionale, le questioni relative allo stato presente e al futuro dell’occupazione, alla condizione di quanti sono colpiti dalla caduta dell’attività produttiva, e segnatamente della produzione industriale, dalla perdita o dall’incertezza del posto di lavoro, dall’insufficienza dei livelli di protezione sociale, dalla debolezza delle prospettive per i giovani in cerca di lavoro, su cui richiamano l’attenzione anche molte toccanti lettere a me indirizzate.
Di qui l’impegno del governo e del Parlamento, così come delle parti sociali, per interventi pubblici efficaci su un duplice fronte : quello del superamento della crisi in atto e del rilancio dello sviluppo economico, e quello del rafforzamento delle tutele del reddito per i lavoratori e le famiglie in difficoltà, in particolare del rafforzamento degli “ammortizzatori sociali”.
Inutile dire che a una crisi globale senza precedenti come quella di cui si è chiamati a fronteggiare tutte le manifestazioni e le cause, si può reagire solo con uno sforzo straordinario di azione comune europea e di concertazione mondiale. E ciò indipendentemente dalla misurazione delle particolarità che presenta una situazione nazionale come la nostra in termini di impatto delle ricadute produttive e occupazionali della crisi globale.
Quel che conta è una lucida consapevolezza, per quel che riguarda l’Italia, della capacità di tenuta e del dinamismo che presenta sia il nostro tessuto imprenditoriale sia il nostro tessuto sociale. Conta lo stimolo che da questa consapevolezza si può trarre a guardare avanti con non retorica fiducia, sapendo come la crisi, innanzitutto in America, possa essersi gonfiata – lo ha di recente detto un grande studioso, Amartya Sen – “per una sorta di diffuso collasso psicologico”. Dobbiamo adoperarci tutti perché questo virus non attecchisca in alcun modo nel nostro paese : e in effetti, credo non stia attecchendo.
Nello stesso tempo conta, e non meno, considerare la crisi attuale come opportunità, come occasione – occasione da non perdere – per sciogliere nodi che da troppo tempo impacciano in Italia il cammino della crescita economica e sociale. Tra questi, lo ha sottolineato il ministro Sacconi, “l’attuale sistema normativo di regolazione dei rapporti di lavoro”, da considerarsi insoddisfacente per entrambe le parti sociali, e in particolare per le categorie meno protette di lavoratori.
L’occasione della crisi va colta – dissi nel mio messaggio di fine anno – per farne uscire “un’Italia più giusta”. E ciò significa in special modo – dobbiamo sottolinearlo in questa giornata del 1° maggio – un’Italia più attenta al valore del lavoro, alla tutela del lavoro, ai diritti del lavoro. Fu quella l’Italia cui pensavano i nostri padri costituenti – ne abbiamo poco fa riascoltato le parole – nel definire il primo articolo della Carta costituzionale e la sua linea ispiratrice.
Tutela del lavoro, garanzia della sicurezza nei luoghi di lavoro. E’ il tema cui abbiamo dedicato la Festa del 1° maggio lo scorso anno, e che non scompare nel contesto di oggi pur dominato dalle questioni di fondo legate alla crisi insorta nel cuore delle nostre economie. Non scompare perché, come ha rilevato il Ministro, il dato del discendere delle morti bianche sotto la soglia dei 1.200 casi l’anno costituisce un segnale positivo ma non ancora sufficiente ; perché dunque il fenomeno degli incidenti sul lavoro rimane dolorosissimo e inquietante, e si può rischiare di vederlo aggravarsi se alle difficoltà della crisi economica corrispondesse una qualche tendenza a ricorrere più facilmente al “sommerso” e comunque al lavoro irregolare, in special modo all’impiego illegale di immigrati.
La commossa consegna della Medaglia d’Oro al valor civile alla Memoria di Stefano Miniussi, e delle Stelle al merito del lavoro alla Memoria delle vittime di altre tragedie, deve significare un rinnovato e più forte impegno a non abbassare in alcun modo la guardia su questo versante sempre cruciale per la crescita di una società civilmente avanzata e di uno Stato democratico consapevole delle sue responsabilità.
Questa giornata si caratterizza come sempre per il conferimento delle Stelle ai nuovi Maestri del Lavoro, dovunque in Italia e, qui a Roma, associando ai destinatari laziali dell’ambito e meritato riconoscimento quelli abruzzesi. Abbiamo ascoltato l’intervento di un lavoratore di quella terra devastata dal terremoto ma non piegata nella laboriosità della sua popolazione, che ha saputo senza enfasi con serietà e con modestia progredire negli anni. Ci è stata raccontata dal signor Narducci una bella storia di spirito di sacrificio, di solidarietà e di volontà di rinascita : una delle tante storie di cui è intessuta la grande prova collettiva di dignità, di fermezza e di senso del futuro che gli abruzzesi, e in particolare quel mondo del lavoro, hanno offerto all’Italia e al mondo. Apprezzo l’annuncio, da parte dell’ingegner Benedini e del dottor Diamantini, di gesti concreti di vicinanza e di sostegno alla gente d’Abruzzo, e innanzitutto ai giovani di quella regione, alla comunità degli studenti così duramente feriti.
Apprezzo, in generale, quel che la Federazione dei Maestri del Lavoro e la consorella Federazione dei Cavalieri del Lavoro ci dicono sul ruolo che intendono assumere nella fase attuale, per contribuire al superamento del periodo critico e complesso che stiamo vivendo. L’Italia ha bisogno del più ampio concorso delle forze della produzione e del lavoro, in un’equa ripartizione delle responsabilità, dei sacrifici e dei meriti: e sono certo che potrà far leva su un tale, operoso concorso, per darsi nuove prospettive di sviluppo economico e sociale.
Oggi l’Italia può essere fiera del riconoscimento che una nostra grande impresa ha ottenuto in America e nel mondo. E’ un riconoscimento straordinario per i dirigenti, per i tecnici, per le maestranze tutte, è la conferma dell’importanza decisiva dell’innovazione e della piena valorizzazione delle risorse umane, a partire dal mondo del lavoro, di cui l’Italia è ricca.”