Vittime della mafia: il ricordo un “dovere”
Pochi giorni dopo la commemorazione della scomparsa di Massimo D’Antona in cui il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano diceva: “Trasmettere il ricordo delle tante vittime del terrorismo alle nuove generazioni è un dovere della comunità nazionale”, il Presidente Napolitano sarà in Sicilia dal 22 al 24 maggio in occasione della commemorazione del sacrificio di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e degli agenti delle scorte.
Giorgio Napolitano, arriverà nel pomeriggio di venerdì 22 maggio a Palermo e il giorno successivo, deporrà una corona davanti alla lapide in ricordo del personale di scorta di Falcone e Borsellino alla caserma Lungaro e successivamente si recherà a Via D’Amelio per rendere omaggio alla figura del giudice Borsellino nel diciassettesimo anniversario dell’assassinio.
E’ da sottolineare che non tutti gli anni e non tutti i Presidenti hanno commemorato in questo modo l’anniversario, ma bisogna ottenere di più.
Le vittime delle mafie dal 1° febbraio 1893 in cui venne “ammazzato” la prima vittima illustre, Emanuele Notarbartolo, ex Sindaco di Palermo “contano” più di 5.000 persone uccise, di prima non ci sono dati, ciò non vuol dire che non ci siano stati. Il “ricordo” è un dovere perché mantiene viva l’attenzione su “cosa nostra” che oltre a causare l’incommensurabile perdita delle vite umane; attraverso i traffici illeciti, le armi, la droga, il pizzo, l’usura, le coperture politiche, istituzionali, la cultura, gestisce, dirige ed amministra la “vita” di chi lascia vivere.
Ricordare:
Santi Milisenna: segretario della federazione comunista di Enna “ammazzato” il 27 maggio1944,
Andrea Raia: organizzatore comunista “ammazzato” il 6 agosto 1944,
Nunzio Passafiume: sindacalista “ammazzato” il 7 giugno 1945,
Agostino D’Alessandro: segretario della Camera del Lavoro “ammazzato” l’11 settembre 1945,
Giuseppe Scalia: segretario della Camera del Lavoro “ammazzato” il 25 novembre 1945,
Giuseppe Puntarello: segretario della sezione del P.C.I. “ammazzato” il 4 dicembre 1945,
Gaetano Guarino: sindaco socialista di Favara “ammazzato” il 16 maggio 1946,
Pino Camilleri: sindaco socialista di Naro “ammazzato” il 28 giugno 1946,
Accursio Miraglia: sindacalista “ammazzato” il 4 gennaio 1947,
Epifanio Li Puma: sindacalista “ammazzato” il 2 marzo 1948,
Placido Rizzotto: segretario della Camera del Lavoro “ammazzato” il 10 marzo 1948,
Calogero Cangelosi: sindacalista, segretario della Camera del lavoro “ammazzato” il 2 aprile 1948, 1MAGGIO1947 Strage di Portella della Ginestra:11 morti e 56 feriti; vittime della mafia, esponenti della Società Civile che aspetta ancora oggi un forte segnale dalle istituzioni di “netta” e “chiara” condanna dei carnefici e di tutti coloro che hanno permesso l’attuazione di quei crimini.
Tutte le vittime delle mafie dal carabiniere Antonio Mancino “ammazzato” il 2 settembre 1942 al giornalista Cosimo Cristina “ammazzato” il 5 maggio 1960 o il segretario provinciale della DC Michele Reina “ammazzato” il 9 marzo 1979; da Rosario Di Salvo, autista di Pio La Torre il segretario del PC siciliano morto lo stesso giorno al capo della squadra mobile di Palermo Boris Giuliano oltre ai giudici Falcone e Borsellino, anche Scopelliti, Caccia, il magistrato Terranova e Morvillo, gli imprenditori Spada, Patti, Borsellino, Compagnini e Libero Grassi; agenti di polizia come Piazza, Ogliastro, Cusina, Li Muli, Catalano, Di Cillo o Montinaro.
Basta.
Sono da commemorare e da ricordare.
Oggi alla Presidenza della Repubblica siede un uomo che per cultura, sensibilità e storia personale deve dare questo segnale “istituzionale” alla Società Civile appoggiando, sostenendo l’istituzione della giornata in ricordo di tutte le vittime delle mafie.
Un evento importante nella vita del nostro Paese, necessario per continuare la battaglia contro la mafia, lungi dall’essere distrutta. Nella passata legislatura vi erano delle proposte: Il 21 Marzo giornata in cui l’Associazione Libera celebra in Italia la « Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime delle mafie »; e un’altra di far coincidere la data con quella del 23 maggio, giorno dell’attentato in cui furono uccisi, nel 1992, Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della sua scorta, entrambe le soluzioni sono validissime, senza indugi bisogna adoperarsi e isolare chi “astutamente” contrappone la valenza politica sulla scelta del giorno.