S.O.S. Mezzogiorno
Il Mezzogiorno italiano è la Cenerentola d’Europa: il Rapporto Svimez 2009 confronta le “dinamiche economiche degli altri paesi europei”. Secondo il Rapporto, “in dieci anni, dal 1995 al 2005, le regioni meridionali sono sprofondate nella classifica europea, situandosi in posizione comprese tra 165 e 200 su un totale di 208. Un processo in decisa controtendenza con le altre aree deboli Ue, che sono cresciute mediamente del 3% annuo dal 1999 al 2005, mentre il Sud si è fermato a +0,3%”.
Dati allarmanti, tanto che dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano giunge un appello a “fare di piu'”: “In un contesto nel quale la crisi economica rende più difficile il bilancimento tra i diversi obbiettivi – sottolinea il Capo dello Stato – cresce l’incertezza sulle risorse disponibili, e insieme con essa, l’incertezza del quadro di riferimento delle politiche per il Mezzogiorno.
Occorre reagire accrescendo la consapevolezza, nelle Istituzioni ed in tutta la società italiana, del carattere prioritario e della portata strategica dell’obiettivo del superamento dei divari tra Nord e Sud”.
“Investimenti che rallentano, famiglie che non consumano”: sono le due cause principali della crisi al Sud secondo il Rapporto Svimez. Le famiglie “hanno ridotto al Sud la spesa dell’1,4% contro il calo dello 0,9% del Centro-Nord. Mentre gli investimenti sono scesi del 2,1% annuo dal 2001 al 2008, tre volte tanto rispetto al Centro-Nord (-0,6%), anche a seguito della riduzione o abolizione di alcune agevolazioni (credito d’imposta, legge 488)”. Nel 2008 il Sud e’ calato dell’1,1%, “con una minima percentuale di differenza rispetto al Centro-Nord (-1%). Il Pil per abitante e’ pari a 17.971 euro, il 59% del Centro-Nord (30.681 euro), con una riduzione del divario di oltre 2 punti percentuali dal 2000 che pero’ e’ dovuta solo alla riduzione relativa della popolazione”. Il risultato e’ un’emorragia di risorse umane: rispetto ai primi anni 2000 sono “cresciuti i giovani meridionali trasferiti al Centro-Nord dopo il diploma che si sono laureati li’ e li’ lavorano, mentre sono calati i laureati negli atenei meridionali in partenza dopo la laurea in cerca di lavoro”. In dieci anni, tra il 1997 e il 2008, “circa 700mila persone hanno abbandonato il Mezzogiorno. Nel 2008 il Mezzogiorno ha perso oltre 122mila residenti a favore delle regioni del Centro-Nord a fronte di un rientro di circa 60 mila persone. L’emorragia piu’ forte in Campania (-25 mila), a seguire Puglia e Sicilia rispettivamente con 12,2 mila e 11,6 mila unita’ in meno. Nel 2008 sono stati 173.000 gli occupati residenti nel Mezzogiorno ma con un posto di lavoro al Centro-Nord o all’estero, 23 mila in piu’ del 2007 (+15,3%).