Pdl, Tremonti: “Fini ha posto questioni importanti”
In un’intervista al ‘Corriere della Sera’ il ministro dell’Economia Giulio Tremonti parla delle rivendicazioni fatte dal presidente della Camera Gianfranco Fini per una maggiore democrazia interna al Pdl: “La macchina politica è un pò come un computer. E’ fatta da hardware e da software. E’ fatta dagli apparati, che vanno dalla base verso i vertici dagli amministratori locali agli organi di presidenza – e da idee e principi, simboli e messaggi. Fini ha posto tutte e due le questioni: quella dell’hardware e quella del software. Ci sono nella politica contemporanea due forme di hardware, e corrispondono all’alternativa non casuale tra ‘Partito della libertà’ e ‘Popolo della libertà’.
La scelta, nell’alternativa tra partito e popolo, è stata nel senso del popolo, “il fatto che sia popolo e non partito non esclude dunque in radice forme comunque utili e necessarie di organizzazione. E queste possono e devono essere attivate in forma sempre più, intensa e organica, per scadenze, temi, decisioni; su questo credo che nessuno, neanche il presidente Berlusconi, sia contrario. Si può assumere anzi che questa formula non riduca ma rafforzi la sua leadership”. Tremonti concorda quindi con le istanze poste da Fini sui principi: “Un computer è corpus mecanicum, che resta inerte, senza il software. E su questo campo, in questo mese, si è sviluppata l’azione di Fini. Ed è su questo, su immigrazione, interesse nazionale, tipo di patria, globalizzazione, catalogo dei valori e dei principi, che non solo tra Fondazioni ma dentro il Pdl si può e si deve aprire una discussione, dove vince chi convince. Una discussione preparata magari anche da un nuovo centro studi. Questo non vuol dire cambiare il programma elettorale, ma capire il programma elettorale”.