Bagnasco parla
Il cardinale Bagnasco ribadisce il ruolo della Chiesa ed in occasione del Consiglio Episcopale Permanente tratta temi come il “caso Boffo”, il fine vita, la Ru486, rammenta alla politica l’articolo 54 della costituzione “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”, e per ultimo parla d’immigrazione, un fenomeno che coinvolge un numero enorme di persone a cui sono negati diritti fondamentali.
” Ho lasciato volutamente per ultima la questione immigratoria, che è fenomeno che impressiona per il numero di persone coinvolte, per i drammi cui dà vita, per le problematiche di vario ordine che solleva, per le sfide che pone alle comunità nazionali e a quella internazionale.( ….)si è di fronte a un fenomeno sociale di natura epocale, da inquadrare in una vigorosa e lungimirante politica di cooperazione internazionale (….) l’appello a procedere celermente attraverso soluzioni internazionali e multilaterali non può rappresentare una via di fuga solo dialettica rispetto alle emergenze concrete e lancinanti che nel frattempo si avvicendano.
A più riprese l’Italia ha cercato negli ultimi lustri delle risposte alle questioni provenienti dai flussi migratori, e ultimamente ciò è accaduto con il varo delle disposizioni in materia di sicurezza pubblica, sulle quali in verità non sono mancate da parte cattolica riserve variamente espresse. (…) «la Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende minimamente di intromettersi nella politica degli Stati», bisogna osservare che vi è la necessità di soluzioni in grado di contemperare esigenze diverse ma, a guardare bene, non antitetiche. Il rispetto della legalità e della sicurezza dei cittadini non può essere disgiunto dalla garanzia dei diritti umani riconosciuti nell’ordinamento nazionale e nazionale e internazionale, né può portare a trascurare stati di necessità e doveri da sempre radicati nel cuore della nostra gente. L’esclusione dal circuito della legalità può dar luogo infatti a non previste situazioni di ulteriore auto-emarginazione delle persone, indotte per la paura a nascondersi e a ritirarsi definitivamente dalla fruizione di servizi essenziali che le strutture pubbliche fino a ieri garantivano a tutti. In altre parole, i problemi che si tenta di risolvere per una certa via fatalmente ritornano, riproponendo l’esigenza di dispositivi meglio calibrati, come opportunamente è stato fatto per le badanti. È illuminante ricordare il criterio di recente enunciato: «Ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione».”