Mafia “trattare salva la vita”

In un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano “La Stampa”, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ha detto che il tentativo di trattativa tra Cosa Nostra e potere politico avrebbe salvato la vita a molti esponenti politici.
Il magistrato ha detto anche che le indagini precedenti alla comparsa del cosiddetto “papello” – un documento che conterrebbe l’elenco delle richieste avanzate dai capi mafiosi allo Stato, la cui copia è oggi in possesso della procura di Palermo – avevano già accertato “in qualche modo” il tentativo della mafia di entrare in contatto col potere politico.
“E’ processuale il contatto degli ufficiali del Ros, (Mario) Mori e (Giuseppe ) De Donno, con (l’ex sindaco di Palermo)Vito Ciancimino. Ed è processualmente accertato che alla mafia, in cambio della resa dei vertici, cioè della cattura di Riina e (Bernardo) Provenzano, fu offerto ‘un ottimo trattamento per i familiari’, un ‘ottimo trattamento carcerario’ e una sorta di ‘giusta valutazione delle responsabilità’, per dirla con le parole dell’allora capitano De Donno”, ha detto Grasso nell’intervista.
Il procuratore ha spiegato che secondo le ricostruzioni degli inquirenti i capi mafiosi, e in particolare Riina, avrebbero progettato alcuni attentati (compreso uno contro lo stesso Grasso, che però non fu realizzato) per fare pressione in favore della trattativa, e dice che anche l’attentato di via D’Amelio contro il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta “potrebbe essere stato fatto per ‘riscaldare’ la trattativa”.
All’inizio, ha detto Grasso, i mafiosi “pensavano di attaccare il potere politico ed avevano in cantiere gli assassinii di Calogero Mannino, di (Claudio) Martelli, (Giulio) Andreotti, (Carlo) Vizzini e forse mi sfugge qualche altro nome. Cambiano obiettivo probabilmente perchè capiscono che non possono colpire chi dovrebbe esaudire le loro richieste. In questo senso si può dire che la trattativa abbia salvato la vita a molti politici”.
Secondo Grasso, nella recente storia italiana “i contatti tra potere legale e illegale non sono stati rari”.
“Lo stesso ‘papello’, di cui si parla tanto, aveva fatto – poco tempo prima – una diversa comparsa in forma minore”, ha aggiunto il magistrato.
“Un ‘papellino’, si legge nelle carte processuali, potrebbe essere stato consegnato ai carabinieri del Ros, al colonnello Mori che nega l’episodio, da uno strano collaboratore dei servizi che chiedeva l’abolizione dell’ergastolo per i capimafia Luciano Liggio, Giovanbattista Pullarà, Pippo Calò, Giuseppe Giacomo Gambino e Bernardo Brusca”.
La copia del presunto “papello” è stata consegnata ai magistrati lo scorso 14 ottobre dall’avvocato di Massimo Ciancimino, figlio di Vito, morto nel 2002. Secondo alcune fonti giudiziarie, l’ex sindaco avrebbe definito inaccettabili le proposte, come la revisione dei processu e la cancellazione della legge sui pentiti, e avrebbe apportato alcune personali modifiche al testo. (Reuters)

Quinews

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