La Cavour “200.000 euro al giorno” in aiuto ad Haiti

Una nave alla fonda perché costa troppo farla navigare (200.000 euro al giorno), sta per giungere ad Haiti, arrivo previsto il 2 febbraio dopo la sosta del 28 gennaio nel porto di FORTALEZA (Brasile) dove ha imbarcato 60 persone tra tecnici e personale sanitario delle Forze Armate brasiliane compresi medici ed infermieri civili, oltre a due elicotteri della marina brasiliana e materiali vari, nell’ambito dell’intervento congiunto Italia – Brasile per la missione umanitaria ad Haiti.
Stiamo parlando della portaerei Cavour salpata martedì 19 gennaio dal molo di Fincantieri al Muggiano, La Spezia; un ospedale galleggiante per le emergenze che giunge ad Haiti a tre settimane dal sisma.

 Francesco Vignarca di Rete Disarmo parlando ai microfoni di CNRmedia si chiede: “Non era meglio dare quei soldi alle organizzazioni umanitarie?”.
Vignarca continua: “Non contestiamo il fatto che sulla nave ci siano aiuti ma contestiamo la poca trasparenza dell’operazione, la Cavour era una nave alla fonda perché i costi per farla navigare erano troppo alti. Addirittura si doveva fare ancora il rodaggio. Sembra che la missione ad Haiti serva soprattutto a testare la nave. I militari dicono che la Cavour costa 200mila euro al giorno solo di navigazione. Facendo il conto dei giorni impiegati solamente per arrivare ad Haiti, dove tra l’altro arriverà con un ospedale per le emergenze tre settimane dopo il sisma, non era meglio usare quei soldi per finanziare le organizzazioni già sul campo, magari organizzando un ponte aereo?”.
La decisione di mandare la nostra portaerei ad Haiti ha suscitato numerosi interrogativi.
L’invio della più imponente macchina da guerra galleggiante di cui disponiamo con la motivazione di fornire una base d’appoggio per le squadre di operatori italiani e di altri Paesi partner presenti sembra riduttivo.
Le dichiarazioni del ministro della Difesa La Russa: “La missione ad Haiti si può svolgere grazie anche alla collaborazione di aziende che hanno contribuito a sostenere i costi alleviando anzi quasi annullando la necessità di risorse aggiuntive” ed ancora “Le aziende saranno in grado di coprire il 90% dei costi dell’operazione e si tratta di società come Finmeccanica, Fincantieri, Eni, molte di queste che lavorano con il militare e che hanno realizzato questa nave” (Agi, 19 gennaio); lasciano perplessi per la mancanza di informazioni su una tale sponsorizzazione privata ad una “missione umanitaria” del Ministero della Difesa e sulle modalità di gestione di una missione che coinvolge mezzi e personale militare senza un’adeguata comunicazione al Parlamento.

Quinews

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