Merloni: “futuro cinese”


L’Antonio Merloni è una fabbrica che produceva elettrodomestici da vent’anni, con un organico di 1700 operai, oggi ridimensionati a 1050 in perenne cassa integrazione ed un indotto che coinvolge la fascia appenninica da Fabriano, Gubbio fino a Foligno ed a Perugia.

Un crisi concentrata in un’area di 70 chilometri, realtà di una vertenza poco visibile a livello nazionale ma molto incisiva sul territorio.

Un presidio di lavoratori dello stabilimento presso Gaifana a Nocera Umbra lamentando l’assenza del Sindacato lotta per la sopravvivenza della fabbrica ed il mantenimento dei posti di lavoro aspettando la concretizzazione dell’offerta che il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca ritiene reale da parte della China Machi Holdings Group, azienda cinese con basi a Taiwan, Singapore ed Hong Kong.
Allo stesso tempo Spacca sollecita il ministero allo Sviluppo economico:
“L’accordo di programma a favore dei territori e dell’indotto di piccole imprese coinvolti nella crisi dell’A. Merloni e’ ineludibile, necessario, indispensabile. Entro il 28 febbraio ci aspettiamo la firma così come promesso dal Ministero allo sviluppo economico di Claudio Scajola dieci giorni fa a Roma nel corso dell’incontro con i commissari straordinari e le segreterie nazionali di Cgil Cisl Uil e Ugl. Ci e’ stata data la parola e pretendiamo che venga rispettata.
L’accordo -prosegue Spacca- non può più aspettare, il ministero ha già perso troppo tempo e ulteriori ritardi sono inaccettabili anche perché ci sono tutte le condizioni per la firma. In ballo c’e’ il futuro di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie e siamo pronti a scendere di nuovo in piazza al loro fianco tutte le volte che sarà necessario. Solo attraverso questo provvedimento potremo sostenere la ricostruzione, la ristrutturazione e la riorganizzazione del gruppo Merloni e difendere in questo modo l’occupazione sul territorio (Adnkronos/Labitalia)”.

Quinews

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