Cina, yuan stabile per un 2010 difficile
Da quando la Cina ha superato la Germania diventando il più grande esportatore del mondo, il paese si trova ad affrontare le critiche crescenti sulla valutazione dello yuan.
Il Premier Wen durante la conferenza stampa ha detto ai giornalisti “Non credo che il tasso di cambio yuan sia sottovalutato”.
Dal luglio 2005, la Cina ha permesso di apprezzare la sua moneta rispetto al dollaro USA e nonostante le pressioni per l’apprezzamento ha mantenuto il tasso di cambio yuan sostanzialmente stabile il che ha contribuito a facilitare la ripresa economica.
Nel 2009, le esportazioni della Cina hanno registrato una flessione del 16% rispetto all’anno precedente, mentre le importazioni sono calate solo dell’11%, portando ad un calo di 102 miliardi di dollari in surplus commerciale, la Cina diventata un importante mercato di esportazione, non solo per i paesi vicini, compresa la Corea del Sud ed il Giappone, ma anche per l’Unione europea e gli Stati Uniti sta cercando di orientare la domanda di crescita verso il consumo, in sostituzione delle esportazioni.
In occasione della conferenza stampa il Premier Wen ha dichiarato ai giornalisti esplicitamente che è ancora preoccupato per le attività della Cina in dollari USA, la stessa osservazione che aveva fatto l’anno scorso nella stessa occasione: “L’instabilità del dollaro è una grande preoccupazione per le attività in valuta estera della Cina” aggiungendo che il governo degli Stati Uniti deve prendere misure per assicurare agli investitori stranieri.
Secondo il Dipartimento del Tesoro Usa la Cina rimane il maggior creditore degli Stati Uniti con 894,8 miliardi di dollari in obbligazioni del Tesoro degli Stati Uniti alla fine dello scorso anno.
La riserva di valuta estera della Cina ammonta a 2.399,2 miliardi di dollari alla fine del 2009.
Per il Premier Wen le principali economie mondiali sono ancora afflitte da un alto tasso di disoccupazione e crisi del debito e la Cina forte dell’8,7% di crescita economica lo scorso anno cerca un equilibrio tra il mantenimento della crescita economica e la gestione delle aspettative di inflazione.