Afganistan “Siamo in guerra”
“In Afghanistan, di fatto, siamo in guerra. Ancorché all’interno di un contenitore che viene chiamato peace-keeping di fatto stiamo facendo una guerra. Allora dobbiamo individuare il profilo giuridico, ma anche etico e morale, di questo tipo di realtà. E credo che questo possa essere fatto senza che ci si divida tra destra e sinistra. Io non credo affatto che chi è al governo sia un guerrafondaio”. Così a CNRmedia il senatore del Partito Democratico Gian Piero Scanu, membro della Commissione Difesa. È la prima volta che un senatore democratico usa la parola ‘guerra’ per la missione italiana in Afghanistan. Per la prima volta dal Pd si utilizza la parola ‘guerra’ per definire la missione italiana in Afghanistan. “Dobbiamo individuare il profilo giuridico, etico e morale di questo tipo di realtà. E credo che questo possa essere fatto senza che ci si divida tra destra e sinistra” dice Gian Piero Scanu, membro della Commissione Difesa. Condivide la presidente di Emergency Cecilia Strada.
“Non si può indulgere ad un atteggiamento che potrebbe diventare eccessivamente grossolano quando si parla di vite umane – continua Scanu – sia che queste vite abbiano la divisa italiana o altre divise o addosso solo stracci. Quando le nostre azioni di peacekeeping si sviluppano all’interno di operazioni che determinano i cosiddetti danni collaterali, cioè morti civili, quando questo accade bisogna avere la calma di chi ha il dovere di trattare questa materia senza fondamentalismi ma con la lucidità che si conviene a chi fa politica avendo davanti una prescrizione costituzionale che non è eludibile”.
Il settimanale “L’Espresso” ha rivelato che soldati italiani avrebbero preso parte ad una vera e propria ritorsione dopo la morte dei due alpini il 18 maggio scorso. I nostri militari avrebbero partecipato a un’azione punitiva contro i talebani nella zona di Bala Burgab. Il via libera sarebbe stato dato direttamente dal Ministro La Russa. L’operazione, non ancora smentita dal tritolare della Difesa, è stata affidata ad elementi della Task Force 45, l’unità formata dal meglio delle forze speciali italiane. Tra loro anche gli alpini paracadutisti del battaglione Monte Cervino.
“Sinceramente non abbiamo mai avuto notizia che gli italiani abbiano preso parte ad operazioni di rappresaglia. Sicuramente però succede che se attaccati da un villaggio, ad esempio, le truppe britanniche chiamano l’aviazione e bombardano tutto in operazioni coseddette di supporto aereo ravvicinato”, dice a CNRmedia la presidente di Emergency Cecilia Strada.
“Ora è evidente che un talebano o un gruppo di talebani che spara contro un villaggio straniero, poi magari scappa. Chi non scappa sono invece le persone che abitano in quel villaggio e finiscono per essere coinvolte”, prosegue la presidente della Ong.
“Sicuramente partecipando ad una guerra si è anche chiamati a compiere azioni di guerra, quindi non credo che si possa escludere che i nostri soldati le facciano”, aggiunge Cecilia Strada . “Che l’Italia partecipi a missioni attive e non sia in Afghanistan solo per proteggere i civili e fare opera di ricostruzione, mi sembra ragionevole, anche se non ne ho le prove. Mi sembra plausibile che anche gli italiani siano chiamati a fare quello che tutte le altre truppe della coalizione fanno – conclude – sono anche inviati reparti molto qualificati e sarebbe strano poi se fossero messi a lastricare le strade”.(CNRmedia)