Fiom in piazza, io e qualcun’altro
Una Roma plumbea, con la sua cornice di Santa Maria degli Angeli, Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano ha accolto i manifestanti per i diritti dei lavoratori.
Un’onda variopinta, civile e festante ha urlato le proprie ragioni snodandosi tra le vie in un pomeriggio sorpreso dall’esistenza vitale in Italia dell’operaio.
E’ stata una manifestazione a difesa della tutela del posto di lavoro, per la sicurezza sul posto di lavoro e soprattutto contro l’esoso tentativo imprenditoriale di bilanciare la crisi globale e l’ottusità imprenditoriale con il ridimensionamento del salario.
In contrattazione nazionale la proposta sul tavolo sta diventando sempre e solamente il ridimensionamento salariale con l’aumento di produttività, difficilmente si parla di investimenti ed eresia, di partecipazione ai tagli e rigori economici, questo è insito nel proprio essere: “Il profitto”.
Dinamiche economiche diverse dall’export e ristrutturazioni sociali che permettano di riappropriarsi a tutti della propria dignità con il “lavoro” sono inesistenti nell’asfittica Società italiana, bisogna coniugare l’avvicinamento ai livelli economici occidentali dei Paesi emergenti con il consumo dei beni e la partecipazione a questa dinamica non può essere solamente la crescita di ricchezza finanziaria di pochi.
La divisione sindacale di oggi con le scelte divergenti per la difesa del “lavoro” genera costi economici e sociali che un’imprenditoria illuminata dovrebbe evitare, ma anche se realtà come “Pomigliano” non generasse proseliti ed una disponibilità di Confindustria annunciasse sacrifici condivisi, esiste un grande assente: “Il Governo” e la sua politica socio-economica a mediazione, indicazione e regolamentazione del futuro del Paese.
Altro assente è un grande Partito di opposizione quale il Pd, nato male e che tenta di non morire peggio.
Se dobbiamo dare un merito alla creazione del Pd, l’unico, è stato, l’aver spinto Berlusconi a salire sul predellino per fondare il Pdl, non potendo, questi, accettare di rimanere solo sulla posizione di Forza Italia, rischiando di ritrovarsi con un partito “secondo” al Pd e minando uno dei pilastri della propria esistenza mediatica, garanzia della propria esistenza politica e scudo dei propri “fastidi” di giustizia. La formazione del Pdl ha sancito l’impossibilità di coalescere delle anime che vi si agitano dentro e l’uscita dei finiani prima del paventato antropofagismo politico di Berlusconi è il primo evento.
A questo punto il Pd ha assolto il proprio compito implicito e non può permettersi oltre l’assenza dalla vita politica del Paese per proprie alchimie ed equilibrismi.
Seguendo uno dei tre cortei della manifestazione della Fiom, con raduno a piazza della Repubblica, si è potuti assistere alla civiltà democratica dei manifestanti, che era stata nei giorni scorsi “intimorita” dalle note del Ministero degli Interni; una partecipazione di centinaia di migliaia di persone che si sono sottoposte all’incomprensibile attraversamento del “budello” viario di via Giolitti e successivamente via Gioberti al lato della Stazione Termini, la vista di una tale massa di gente in questo percorso faceva venire in mente Genova e le sue manifestazioni.
In questo siamo esterrefatti, la decisione concordata di non fare attraversare via Cavour è stata rischiosa già al semplice livello di incolumità fisica dei partecipanti.
La cronaca del resto della manifestazione è nota, vogliamo riportare l’intervista di Niki Vendola a cui si è potuto assistere, mentre rispondeva a quesiti sull’all’attacco dei diritti dei lavoratori dicendo: «Se si immagina di rompere la tutela fondamentale che è legata al contratto collettivo nazionale di lavoro, se si immagina normale parlare di abbattimento delle norme che tutelano la sicurezza del lavoratore sul posto di lavoro, se si vede la realtà che è quella di un mondo del lavoro operaio che negli ultimi 30 anni è passato dai vertici salariali europei ai punti più bassi, cioè i nostri salari operai sono tra i più bassi d’Europa; allora se si vede questa realtà, non possibile immaginare che per affrontare la crisi economica bisogna ulteriormente “bastonare” il mondo del lavoro subordinato, ridimensionarne tutele, reddito e diritti; questo non è accettabile.». Vendola risponde sull’assenza del segretario del Pd Bersani: « Non è il problema della manifestazione, questo. Questa manifestazione parla a chi c’è ed a chi non c’è, e più o meno tutto il centro sinistra deve avere gli occhi per guardare il cantiere che si è aperto in questa piazza in questa giornata, è un grande cantiere; il centro sinistra non esiste se non mette al centro la dignità ed i diritti del mondo del lavoro ». Ed ha chiuso la sua intervista sulla mancata piena adesione da parte del centro sinistra alla manifestazione: «L’essenziale è che sono presenti i lavoratori, le lavoratrici ed accanto, gli studenti e il mondo della cultura. L’unità fondamentale è quella di un Popolo che si ribella al danno ed alla sciagura del berlusconismo, poi verrà anche l’unità del centrosinistra».
Parole e pensieri condivisibili che suscitano una sola perplessità: la ricerca spasmodica ed affannosa dei media del pensiero e delle esternazioni di Vendola; media che vengono sempre più accusati di “servilismo” al pensiero berlusconiano, ed allora, se fosse passata una “velina” a sponsorizzare la leadership di Vendola da parte del centro destra ritenendolo il “male minore” e l’avversario più “facile” da sconfiggere oppure il detonatore per fare esplodere l’unità del centro sinistra vorremmo si realizzasse questo “boccone amaro” per tanti strateghi del berlusconismo.
La manifestazione probabilmente è genitrice di uno sciopero generale che pur rinsaldando il rapporto tra l’operaio ed il suo sindacato potrebbe scompaginare definitivamente l’unità sindacale ed il centro sinistra.
Preme sottolineare e testimoniare il corteo giunto da via Appia che si è unito in Piazza San Giovanni in Laterano ai due cortei ufficiali della manifestazione della Fiom, formato da qualche decina di extracomunitari del movimento di Caserta, gente di colore che manifestava contro lo sfruttamento e per i diritti, un insegnamento per l’apatia e la sfiducia partecipativa degli assenti.