Napolitano, oltre la banalità
Andando oltre le letture banali del messaggio di Napolitano alle più alte cariche dello Stato, nel quale ha detto di voler continuare ‘a sollecitare la continuità della vita istituzionale e dunque di una legislatura al cui termine mancano più di due anni’, fatto piuttosto scontato per un Presidente della Repubblica, scopriamo che manda alcuni messaggi ben chiari: primo, che si muoverà ‘tenendo ben conto della volontà espressa dal corpo elettorale nel 2008’, uno stop di fatto a maggioranze che escludano Pdl e Lega, e quindi suggerendo che l’unica strada per la prosecuzione della Legislatura è l’eventuale allargamento della maggioranza ai centristi.
Inoltre, aggiunge che la legislatura continuerà ‘sempre, ben inteso, che vi sia la prospettiva di un’efficace azione di governo e di un produttivo svolgimento dell’attività delle Camere’, che stoppa nettamente, se conosciamo il linguaggio di Napolitano, il galleggiamento dell’Esecutivo, appeso oggi ai tre voti di Cesario, Scilipoti e Razzi.
Infine manda a dire alle forze politiche di confrontare le proposte «configurabili per le riforme da adottare, per le politiche pubbliche di medio e lungo termine da perseguire, con comportamenti collettivi da stimolare: ma nessuno si sottragga a questo esercizio di responsabilità».
In sintesi, o il Governo e Terzo polo troveranno un’intesa che potrebbe anche non prevedere l’ingresso in maggioranza di Casini e Fini, ma la convergenza sui grandi temi e l’aiuto attraverso assenze strategiche in aula e in Commissione per aiutare il Governo, o la strada per evitare le urne sembra davvero stretta.
Ci sono, poi, due interrogativi ancora sul tappeto: l’accelerazione di Bossi verso le urne era una boutade per calmare la base leghista o al primo incidente in Parlamento – che sembra difficilmente evitabile – la Lega staccherà spina? E inoltre, forse oggi chi vuole veramente le elezioni non sarà il Terzo Polo, che rischia di vedere assottigliarsi i suoi gruppi parlamentari dalla campagna acquisti di Berlusconi, e a lungo termine vedere indebolita la propria proposta politica, che punta ad essere l’ago della bilancia in caso di pareggio (probabile
con questo sistema elettorale)?