Lettera al Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina
di Mariangela Ceriati
“Una scuola di gomma per un nuovo umanesimo”
Gentile Ministra Azzolina,
certamente non la invidio. Doversi cimentare con il miliardo circa di problemi improvvisamente sorti dal gennaio a oggi è sicuramente un “brutto scherzo del destino”.
Penso pure, però, che forse la vita le sta dando un’occasione straordinaria: quella di essere ricordata come una Ministra di grande coraggio, che avrà saputo tenere presente che, in primo luogo, la missione della scuola è quella di FARE CULTURA.
E allora, da brava Ministra dell’Istruzione, accetti in primo luogo di “trarre insegnamenti” da questo periodo e ne APPROFITTI.
Faccia qualcosa di GRANDE, di veramente IMPORTANTE.
Stia ferma! Prenda tempo per pensare, riflettere, ri-pensare.
Il primo punto da cui ri-partire è sulla necessità assoluta di abbandonare l’ottica dell’AZIENDA. Ormai sono chiari, evidenti, lampanti gli enormi danni che sono scaturiti da questa impostazione. Azienda e cultura fanno a cazzotti. E quindi, approfitti per RIEDUCARE, in primo luogo quei purtroppo tanti genitori, che si sono gonfiati della boria che ha dato loro lo strapotere della qualità di “clienti”, e che ora impongono ritmi, cadenze, addirittura contenuti didattici e educativi agli insegnanti. Per RIEDUCARE certi dirigenti, inseriti in un tunnel senza fondo di competitività parossistica per dimostrare a un MIUR, istituzione “senza qualità”, di essere “i più bravi, i migliori” sulla base di una quantità di progetti raffazzonati, uno dopo l’altro, l’uno sopra l’altro, che a nulla servono ai bambini, per ottenere un qualche finanziamento. Abbandoni l’organizzazione didattica per progetti. È un orrore. Rende ottusi i bambini e appiattisce gli insegnanti.
Non si lascia abbindolare dal dover stare sul binario del “recupero”. Vada avanti; compia un balzo nel progresso; entri nel futuro. Già prima del coronavirus esisteva una quantità impressionante di problemi che non sono solo nelle percentuali, ma rappresentano la vita di fallimento e di sofferenza di tanti bambini, di tanti individui, così come costi sociali ed economici per lo Stato. Come si può concepire una “grande rivoluzione” senza prendere in considerazione le nuove scoperte delle neuroscienze, che hanno scardinato l’impostazione didattica esclusivamente su base del cognitivismo che domina ancora oggi nelle scuole, e hanno rivalutato il ruolo delle emozioni, dell’empatia, della felicità, per la costruzione dell’intelligenza e dell’apprendimento? Basterebbe questo, e sarebbe fondamentale, per decidere di organizzare dei corsi di formazione degli insegnanti capillari, giganteschi e “roboanti!”
Se davvero vuole organizzare una “grande rivoluzione” nella scuola, compia un atto di grande coraggio. Non ceda all’illusione che questi mesi di “didattica a distanza” possano rappresentare il fatto che la scuola è “andata avanti” come niente fosse successo. NON è COSÌ. Si scoprirà una quantità impressionante di differenziazioni tra i bambini, tra gli insegnanti e perfino tra i dirigenti. Dichiari questo che volge alla fine, un “anno istituzionale di sospensione”; smorzi le smanie, la fretta di arrivare (chissà dove, poi) dei genitori, l’insensata attività “assegnacompiti” di tanti insegnanti che oramai hanno rinunciato a pensare pur di compiacere dirigenti asserviti alla frenesia narcisistica dei genitori e all’obbligo del dover corrispondere al “programma”.
L’ossessione del programma è qualcosa di sterile, di stupido, di insensato. Lo cambi il programma, lo renda un puro riferimento, uno strumento duttile, plasmabile; lo strutturi secondo l’esigenza primaria dei bambini di dare un senso alle cose che studiano, di capire le connessioni, di osservare con senso critico, di sviluppare l’intelligenza.
E che senso ha preoccuparsi delle VALUTAZIONI, con lo STRAVOLGIMENTO che tutti abbiamo subito e con il grande mistero di quello che è accaduto nelle case? È proprio sicura che quei 10 o quei 5, vadano ai bambini? O non piuttosto ai genitori; a quelli attenti, tranquilli, “garantiti”, o ad altri assenti perché al lavoro o nell’angoscia per la scomparsa di un genitore o addirittura, perché ricoverati? Con i 5, gli insegnanti chi debbono punire e per quale mancanza?
Abbracci l’ottica di una scuola di FORMAZIONE, più che di “istruzione”. Cambi lei la Pubblicità che vorrebbe rassicurarci in TV; LA SCUOLA NON SI FERMA! LA SCUOLA SI SOSPENDE per ASPETTARE i bambini e i ragazzi. Si può fare. Tutto si fa, in corrispondenza a quello che è opportuno e necessario. Se qualche problema si può presentare, lo si può superare. Potrà esserle utile il recupero della preziosa professionalità di tanti insegnanti, i dissidenti, i “non conformi”, che restano nell’ombra inascoltati, mortificati, relegati nella categoria degli “invisibili”. Spesso sono proprio loro che, senza merito, senza nessun riconoscimento, danno lustro alla scuola e che SALVANO tanti bambini.
Non abbiamo ancora un’idea chiara di ciò che si verificherà a partire da settembre. È importante che lei riprenda in mano le redini. Le tolga dalle mani dei genitori. Non permetta che siano loro con le loro ansie a influenzare i suoi passi e le sue decisioni. Soprattutto i bambini della primaria hanno bisogno di ripartire da dove per alcuni è iniziata la sospensione, per altri è partito il blocco e si sono fermati, a gennaio. Così, a settembre, tutti ripartiranno dallo stesso punto. Con calma, tranquillità e fiducia.
La prima domanda obbligatoria, prima di qualunque ogni altra pseudo esigenza, è “come saranno i bambini che rientreranno nelle classi?” È fondamentale partire dai loro vissuti e dalle loro emozioni: è abbastanza prevedibile pensare che ci saranno sicuramente profonde diversificazioni tra i bambini a seconda dei contesti famigliari in cui avranno trascorso questo periodo straordinario e stranissimo di segregazione in casa. Si toccheranno con mano le valenze delle famiglie, degli insegnanti stessi e anche dei dirigenti.
E poi sono tante le domande da cui ripartire.
Quante e quali saranno le ferite nella loro psiche? Quanti saranno quelli diventati “Hikikomori”? Cosa avrà significato per loro questo innaturale periodo di mancanza di movimento, di compressione del corpo? Di fisicità affettiva mutilata? Come si saranno confrontati con LA PAURA propria, dei propri genitori, con l’angoscia, con la scomparsa improvvisa di un nonno o dei nonni o di una persona cara e poi come agiranno dentro di loro le tante FANTASIE SULLA LORO PROPRIA MORTE? Saranno pieni e gonfi di domande che a casa non avranno potuto fare o che avranno avuto paura di fare. BISOGNERÁ dare loro delle risposte. Agli insegnanti bisognerà dare il TEMPO e il MODO per essere adeguati a ricevere questi bambini; il “recupero degli apprendimenti” andrà avviato con MODERAZIONE, con DOLCEZZA, con tanto RISPETTO per la loro situazione emotiva, se vogliamo evitare disastri. E sarà necessario, INDISPENSABILE TANTO AIUTO di PSICOLOGI, a SOSTEGNO degli INSEGNANTI e dei BAMBINI.
Ho sentito in televisione una bambina che ha detto: “All’apertura della scuola ho un po’ paura che ci vorrà tempo per non avere paura”. È un’osservazione di grande profondità che deve fare pensare. Bisognerà dosare con molta attenzione lo SFORZO MENTALE da richiedere, per non provocare disastri ancora maggiori. Per riattivare le dotazioni e le potenzialità cognitive dei bambini e non solo, bisognerà prestare attenzione prima, e/o contemporaneamente, alle emozioni e agli stati d’animo, alla “salute” delle emozioni, e a mettere gli stati d’animo in linea con i contesti che si presenteranno. Anche delle emozioni degli INSEGNANTI è giusto occuparsi. Saranno anche loro pieni di domande, di insicurezze, di angosce, di ansia, di smarrimento, di paure, ma anche di tanto stress da superlavoro e di tanta frustrazione.
E che dire dei GENITORI? Anche loro sono stati, in qualche modo, gli “eroi” di questo momento, per tutto quello che hanno dovuto affrontare. Con tutto il sovraccarico di angoscia sul presente e sul futuro, perché per tanti ci sarà, in più, il problema del lavoro, con tutto il peso di stress per i mesi in quarantena con bambini forse scatenati o forse autoreclusi, sempre appiccicati a un tablet, a uno smartphone, a un pc, ma comunque da tenere impegnati; hanno dovuto inventarsi tante cose da fare e ruoli da “indossare”, tra cui quello di “insegnanti”.
Lei, gentile Ministra, non ha idea di quello che succedeva realmente nelle case, per “colpa” di tanti insegnanti (fortunatamente altri hanno scelto un approccio molto più adeguato alla situazione), che non hanno saputo fare nulla di meglio che caricare e sovraccaricare i bambini di compiti, di schede da scaricare da internet, obbligando i genitori a veri e propri tour de force e i bambini a stare davanti allo schermo anche per 10 ore consecutive! Ha avuto un senso? Ha permesso ai bambini di COMPRENDERE? Di arricchirsi di CONOSCENZA?
C’è poi l’obbligo morale di dare attenzione a un altro fatto: se la VIOLENZA DOMESTICA contro le donne è AUMENTATA DEL 74%, questo vuol dire che per tante mamme tutto questo TEMPO, in SPAZI fisici annullati all’esterno, e ridotti e ridottissimi dentro le mura di “casa”, sarà stato un incubo vissuto nella violenza, nell’odio e nel dolore, fisico e psicologico. E con loro saranno stati tanti, tantissimi bambini! E questi bambini a settembre saranno nelle classi, probabilmente con un carico di tanta assunzione di responsabilità e di sensi di colpa per avere lasciato la mamma a casa, da sola. Gli insegnanti debbono essere in grado di “vederli” e di dare loro il giusto peso e la giusta considerazione. È vero che tanti insegnanti già lo fanno, ma c’è ancora tanto da migliorare!
Tutti questi aspetti cui ho accennato, ma anche tanti altri, che sono prettamente psicologici e appartengono alla vita emotiva dei bambini, possono ingolfare, appesantire, BLOCCARE LE LORO MENTI e RENDERLE IMPENETRABILI all’APPRENDIMENTO COGNITIVO.
Sarà necessario, indispensabile tanto aiuto di psicologi, a sostegno degli insegnanti, dei bambini e dei genitori.
Altro punto cui nessuno mai ha dato importanza è il fatto che nelle classi, il problema più grave è sempre stato quello della DISCIPLINA! O meglio, la mancanza di ATTENZIONE alla DISCIPLINA. Le REGOLE erano solo una cosa scritta sui cartelloni affissi sulle pareti di tante classi, ma di fare veramente RISPETTARE le REGOLE non se ne occupava nessuno, o quasi, e quelli che lo facevano erano visti come dei rompiscatole noiosi e pedanti. E così il problema di tantissime classi ingovernabili, il problema di una capacità pressoché nulla per la GESTIONE della CLASSE è rimasto sempre aperto e insoluto, e gli insegnanti non hanno mai imparato a occuparsene. Come saranno le cose, a partire da settembre, con bambini che hanno vissuto per mesi in una situazione in cui si sono scardinate tutte, o quasi, le regole? Eppure, nelle classi, è questo il terreno fertile su cui attecchisce tanta gramigna: i tanti problemi di comportamento, il bullismo, e tante difficoltà di apprendimento, che vengono poi facilmente stigmatizzati come “disturbi oppositivi provocatori del comportamento”, o problemi neuro cognitivi, di vario tipo. E tutti quei bambini che hanno già una definizione di problematicità, i bambini DSA, i bambini BES, i tanti bambini con ADHD, come si presenteranno? E di che cosa avranno bisogno tutti i bambini con disabilità fisiche e psichiche gravi, che forse più di tanti altri hanno sofferto a causa del corona?
Un’altra riflessione necessaria è sulla medicalizzazione della scuola: siamo sicuri che sia stata opportuna? È stata una scelta utile? E siamo sicuri che questa modalità di organizzazione stia facendo del bene ai bambini? Nessun problema è in diminuzione, anzi i “cosiddetti D.S.A”, sono in continuo aumento, così come i “cosiddetti casi di ADHD”, ma anche il bullismo e l’abbandono scolastico. Tutte queste gravi disfunzionalità vengono comunemente attribuite ai bambini, secondo un’ottica di tipo medico; in realtà esiste una diversa possibilità, come io sostengo, che siano piuttosto “della scuola”.
“Nelle varie e diversificate situazioni in cui un bambino può dimostrare particolari necessità di attenzione, spesso le motivazioni non vanno ricercate in presunti “mal- o dis funzionamenti” del bambino stesso, ma piuttosto nel comportamento degli adulti, genitori e insegnanti, che, pur inconsapevolmente, commettono errori di tipo relazionale, comunicativo, educativo”.( M.C. “Un amore di scuola”, 2014, ed. Albatros)
Lo so che qui scoperchio un vaso di pandora. È bene però porsele certe domande. Avviare delle riflessioni, anche se sono scomode. È bene anticipare, PREVENIRE, se non vogliamo correre il rischio che per le prevedibilissime carenze di risorse di personale e di disponibilità economiche anche i farmaci possano essere visti come un facile escamotage e una “opportuna risorsa”, e le case farmaceutiche trovino nelle scuole un altro terreno fertile!
Il coronavirus ha dolorosamente messo in evidenza che la soluzione del problema che stiamo vivendo, e in tanti casi, perfino la salvezza individuale e collettiva, ha e avrà a che fare con la disponibilità, la capacità e la propensione INDIVIDUALE ad ACCETTARE LE REGOLE.
Altro aspetto di cui dovremo occuparci seriamente deriva dalla constatazione di quanto molte persone, soprattutto giovani, abbiano dimostrato un’estrema difficoltà ad adattarsi a situazioni impreviste, e a riconoscerne la pericolosità per la sopravvivenza propria e di altri. Il coronavirus, una microscopica entità biologica, sta portando alla riscoperta e alla rivalutazione di Valori quali la solidarietà, il Rispetto per sé stessi, l’Attenzione agli altri, l’impegno sociale individuale, il recupero della considerazione delle esigenze della natura. Oggi con sempre maggiore frequenza si sentono richiami alla necessità di più RESPONSABILITÁ e di più CONSAPEVOLEZZA, riferimenti sociali su cui c’è ancora tanto da lavorare per i cittadini italiani.
A questo proposito anche la scuola è giusto che si interroghi: dove vogliamo andare? Che tipo di società vogliamo costruire? Come dovrà essere “fatto”, di quali caratteristiche personali e umane, di quale bagaglio di “competenze” tecnologiche, sociali, pratiche, scientifiche dovrà essere dotato il cittadino dell’Italia che si costruirà, a partire dalla cosiddetta ripresa?
Sarebbe bello che bambini avessero insegnanti/maestri di vita, capaci di insegnare loro COME STARE al MONDO.
È urgente e quasi obbligatorio, oggi, adeguare la scuola a queste nuove necessità. La produzione didattica non può più prescindere dalla FORMAZIONE dell’individuo. E per concretizzare questa NECESSITÁ è assurdo continuare a tenere gli psicologi fuori dalla scuola.
A quanto pare non è ancora sufficientemente evidente una clamorosa VERITÁ: oggi la pedagogia nelle scuole non basta più! E nemmeno la neuropsichiatria serve a risolvere i problemi. Oggi, c’è bisogno urgentemente, prepotentemente, della PSICOLOGIA. Non di quella clinica, ma di una psicologia diversa, che ancora non esiste ufficialmente. (Per “vezzo” io mi definisco “psicologa educazionista”).
Se si guarda con fiducia alla scienza e se si decide di farla entrare davvero nella scuola, e di permetterle di cambiare i punti di vista, il punto di partenza, di capovolgere la prospettiva, tante cose che sembrano impossibili diventano praticabili, quasi facili.
“Che bella una scuola orientata verso il futuro! In cui si costruisce non soltanto istruzione ma conoscenza, in tutte le sue diramazioni possibili. In cui l’attenzione degli insegnanti è rivolta a formare non tanto alunni istruiti, ma PERSONE dotate di creatività, fantasia e flessibilità mentale. In cui si insegna ai bambini, a partire dai tre anni, con le modalità giuste per questa età e, continuando, poi, dai sei anni fino all’ingresso nella Scuola Primaria, e, continuando, fino al compimento della carriera scolastica, a GODERE di tutto quello che imparano, così come della bellezza, della musica, del canto; che presta attenzione al corpo, all’anima, alle emozioni. In cui si insegna il Rispetto, non come una materia da studiare sui libri, ma come una cosa bella da vivere e sperimentare, da cui ricavare piacere e gioia.
Rispetto come educazione all’attenzione verso gli altri, alle esigenze, ai desideri degli altri, identici ai propri; come educazione all’attenzione verso se stessi, imparando a conoscere e riconoscere i sentimenti e le emozioni. A sentirli alla base di certi comportamenti, per riuscire a scegliere tra un comportamento sbagliato, che allontana dai compagni e nuoce all’amicizia e un comportamento che avvicina, che crea amicizia, condivisione, solidarietà, rispetto per i luoghi della propria vita, la classe, la scuola, la città, il mondo.
Una scuola che percorre l’unica strada che, modificando alla partenza il percorso, può allontanare i bambini dai luoghi mentali in cui possono attecchire prevaricazione, aggressività, prepotenza, violenza, maschilismo, bullismo. Una scuola che si fonda sulle differenze, sulle particolarità, sulle dotazioni, sui talenti individuali. Che vuole abbandonare tanti miti dannosi, tra cui la standardizzazione, la medicalizzazione, il dare a tutti la stessa cosa, l’uniformazione.
Che non lascia i frutti preziosi del sapere di ricercatori e scienziati a impolverarsi nelle biblioteche, ma li utilizza, li sfrutta, li mette alla prova.” (M. C., “Il Metodo Matrioska-Una scuola per il futuro”, EMIA Edizioni, pag. 158.)
Per sua curiosità, questa “scuola” già esiste e ha un nome: “La Scuola di Gomma”, perché è la scuola che si piega verso i bisogni e le esigenze dei bambini. Già studiata, già meditata, già applicata, già sperimentata.
E come da tempo invocano appunto tanti ricercatori e scienziati, in una scuola siffatta si potrebbe addirittura avviare la “costruzione” di un NUOVO UMANESIMO.
Lo so, gentile Ministra; sono tante cose, tanti aspetti, tanti problemi. Ma stia tranquilla; ridimensiono le aspettative. Stavo solo facendo un bel sogno.