Il paniere Istat ‘perde’: da un’inflazione al 5,9% ne trattiene una al 3,3%
L’Istat ha modificato recentemente il paniere attraverso cui viene misurata l’inflazione, senza conferire un’attendibilità superiore alle proprie stime, data l’estrema marginalità delle nuove voci. Trascurare il peso del costo dell’abitazione, ad esempio, che in realtà incide enormemente sul bilancio delle famiglie e considerarlo “abitazione, acqua, elettricità e combustibili” un 9,8% è sicuramente una sottostima; dove il peso degli affitti reali ha la stessa incidenza delle consumazioni al bar.
Una delle voci sicuramente non valutate in modo attendibile è la RC auto che dovrebbe avere un 3% e non il “misero” 1,2%.
Questi costi per i servizi assicurativi come per quelli finanziari hanno delle percentuali attribuite dall’Istat abbastanza lontane dalle reali spese che le famiglie sostengono. La distorsione che ne deriva è nella determinazione del potere d’acquisto che si deduce da queste sottostime, nella realtà, a gennaio 2009, a fronte di uno sbandierato tasso d’inflazione del 3.3%, grazie all’incidenza ed ai pesi che vengono attribuiti dall’Istat alle voci che determinano la misurazione dell’inflazione.
Gli osservatori delle associazioni consumatori registravano, più realisticamente, un tasso d’inflazione al 5,9%.
Oltre alla sostanza si registra anche una distorsione nel metodo attraverso la riduzione della copertura delle rilevazioni che ancora meno rispecchia le differenziazioni territoriali. Riportiamo la dichiarazione del Presidente di Federconsumatori Rosario Trefiletti e di Elio Lannutti, Presidente di Adusbef, l’associazione difesa utenti servizi bancari e finanziari: “Non sarà certo l’inserimento di nuove voci, del tutto marginali, nel paniere Istat a conferire maggiore attendibilità alla misurazione dell’inflazione”.
La richiesta di una profonda modifica dei sistemi, dei metodi, dei campioni e delle rilevazioni territoriali s’infrange sordamente al batacchio di via Cesare Balbo.