Travaglio: “Superare il maestro”

“L’ultimo delirio uscito dal Manicomio delle Libertà è il divieto “di pubblicare il nome del magistrato titolare dell’indagine”. Pena la galera. Non è l’ennesima vendetta di chi pensa che il problema non siano i criminali, ma il “protagonismo” di certi pm. E’ molto peggio. L’idea ha un padre, anzi un maestro, anzi un gran maestro di tutto rispetto: Licio Gelli. Già il “Piano di rinascita democratica” della loggia P2 (anni 70) sollecitava “per decreto” il “divieto di nominare sulla stampa i magistrati comunque investiti di procedimenti giudiziari”. I giudici corrotti ocollusi ofunzionali al potere lavorano nell’ombra ed è bene che vi rimangano, per seguitare a insabbiare lontano da occhi indiscreti.

Se Carnevale non presiedette il maxiprocesso alla mafia, dunque i boss furono condannati, fu grazie alla campagna di stampa sull'” Ammazzasentenze”. Invece il magistrato capace e perbene ha un solo scudo contro gli attacchi esterni e interni: la sua credibilità, la sua faccia, il suo nome. Nessuno saprebbe nulla della cacciata di De Magistris, della Forleo, dei tre pm di Salerno se qualcuno non avesse raccontato chi erano e cosa stavano facendo prima della fucilazione. Senza contare che i grossi criminali preferiscono collaborare con magistrati di cui si fidano (Buscetta con Falcone, Mutolo con Borsellino, tanti loro epigoni con Caselli, i tangentari con Di Pietro). A questo, in barba al diritto di cronaca sancito dalla Costituzione, serve il codicillo: a coprire le toghe colluse ed eliminare quelle scomode all’insaputa dei cittadini. Gli allievi hanno superato il gran maestro”. E’ quanto scrive Marco Travaglio su l’Unità, nella sua rubrica quotidiana ‘Zorro’.

Quinews

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