“Ci vuole la rivolta delle coscienze”
INTERVISTA A DON LUIGI CIOTTI – “E’ la giornata dell’impegno e della memoria. 500 familiari delle vittime innocenti della criminalità mafiosa. Abbiamo camminato per alcuni Km con migliaia e migliaia di persone giunte da ogni parte d’Italia. E’ il primo giorno di primavera. Da 14 anni abbiamo voluto che ci fosse questo giorno in cui noi leggiamo i nomi e in cui soprattutto tracciamo chi ha perso questi affetti. Però l’impegno deve durare 365 giorni all’anno. Qui le persone arrivano perché c’è un lavoro nelle scuole, nelle università, nelle associazioni, nei gruppi che si fa quotidianamente, tutti i giorni”. E’ quanto afferma don Luigi Ciotti, presidente di ‘Libera’, in occasione della giornata per ricordare le vittime delle mafie, in un’intervista al nostro giornale.
Cosa va fatto di più e meglio contro la mafia? “Bisogna assolutamente che lo Stato e le Istituzioni – risponde don Ciotti – facciano con più chiarezza e determinazione la loro parte. C’è stima e riconoscenza per il lavoro della Magistratura e delle forze dell’ordine, che nel nostro Paese veramente fanno tanto, tanto, tanto… Ci vogliono leggi adeguate, strumenti adeguati. Ci vuole una grossa volontà politica per farne problema nazionale e per aggredire questa violenza criminale in modo molto più determinato e coraggioso. E poi ciascuno di noi deve fare la propria parte. Ci vuole la rivolta delle coscienze, più coraggio da parte dei cittadini. C’è una malattia mortale, molto pericolosa, che si è diffusa e che è la rassegnazione, la delega. Dobbiamo invece tirare fuori le unghie tutti”.
A Napoli c’era anche Roberto Saviano. Quanto è importante la cultura per sconfiggere la mafia? “E’ importante tutto, la dimensione educativa, le scuole, le Università. Questo è un grosso impegno che ‘Libera’ ha portato avanti assieme alla confisca dei beni e all’apertura di cooperative dei beni confiscati. Roberto è venuto a leggere, come tutti gli altri, i nomi delle vittime. E’un segno di grande valore e importanza. Importante è creare le condizioni affinché la gente possa conoscere per essere più responsabile. Roberto è quindi venuto a portare anche la sua voce. E’ la prima volta che ritornava a Napoli. Si è mescolato in mezzo a tutti noi per leggere quei nomi lunghi, faticosi, sofferti…”.