Napolitano: differenze etniche, religiose e culturali “fattore di esclusione”

Il Presidente della Repubblica è intervenuto alla cerimonia di apertura dell’Assemblea Generale dell’European Foundation Centre, di seguito alcuni passi del suo discorso sul tema della riunione “Combattere la povertà, creare opportunità”, che sembrano più che mai attuali, per le conseguenze della crisi economica sia dentro che fuori i confini dell’Italia. Quelle che sembrano essere dei suggerimenti di sviluppo non solo economico, ma anche sociale e culturale, purtroppo, oramai nel clima intossicato della politica italiana vengono, sospettosamente, interpretati come moniti del “colle”.
Quando si potrà parlare nuovamente di diritti e di ideali d’accoglienza e solidarietà senza essere accusati di faziosità, o di minare la sicurezza nazionale?
Il Presidente Napolitano:
«La povertà è una delle questioni che esigono motivazione e mobilitazione ad ogni livello: a partire dalla generosità individuale fino all’azione strutturale dell’Unione Europea.
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L’idea di fondo è che le nostre società ancora alberghino meccanismi che letteralmente tendono a produrre povertà.
L’azione pubblica deve pertanto impegnarsi a smantellare questi meccanismi e a ideare ed introdurre, al loro posto, strumenti che potenzino le capacità di coloro che rischiano di essere lasciati indietro.
Come sappiamo, povertà e disuguaglianza sono strettamente connesse, quindi le misure rivolte a ridurre la povertà e quelle contro l’esclusione sociale devono andare di pari passo. Solo in questo modo si può evitare che coloro che si trovano in fondo alla scala sociale rimangano confinati in quella posizione. Questo è tanto più importante nei nostri paesi dove le differenze in termini di origini etniche, religiose e culturali sono aumentate. Qui, il rischio che queste differenze si traducano in un fattore di esclusione è sempre presente ed è aggravato dal diffondersi di una retorica pubblica che non esita – anche in Italia – ad incorporare accenti di intolleranza o xenofobia.
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Secondo stime recenti del Fondo Monetario Internazionale, 90 milioni di esseri umani rischiano di precipitare sotto la soglia di povertà in conseguenza della crisi economica in corso.
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Se si vuole far fronte alle sfide che provengono dalla povertà vecchia e nuova, e dalle disuguaglianze inaccettabili fra e all’interno delle nazioni, non possiamo certo rispondere con la mera conservazione e la difesa degli interessi nazionali
».

Vittoria Pirro

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