Bondi: “La Repubblica è un’insidia per la democrazia”
“Il quotidiano ‘La Repubblica’ è divenuto nello stesso tempo una specie di ‘superpartito’, che concentra in sé la dimensione politica, quella economica, quella culturale e perfino quella giudiziaria. La mia opinione è che l’azione di questo ‘superpartito’ costituisca da tempo l’insidia più grande per la nostra democrazia. Eugenio Scalfari cerca di dipingere il quadro politico e l’atmosfera di questi giorni come se ci trovassimo nuovamente alla vigilia della caduta di un regime, con il corollario di servi, gerarchi e cortigiani, fra i quali vengo annoverato maliziosamente anch’io, in procinto di tradire e di abbandonare la nave”. E’ quanto afferma, in una lettera a “Il Giornale”, il ministro per i Beni culturali Sandro Bondi.
“Quello che sta avvenendo in questi giorni – aggiunge Bondi – è la conferma più clamorosa di quanto sostengo. Scalfari è abile nel descrivere un regime corrotto e morente, contro il quale il suo quotidiano ha lanciato l’offensiva finale, trascinando con sè anche il ‘Corriere della Sera’ e ciò che resta della sinistra, mentre la realtà è che un governo democraticamente eletto subisce un’aggressione sistematica da parte di un centro di potere economico e politico, che non può vantare alcuna legittimità democratica nè morale, sulla base di una campagna scandalistica paragonabile alla pesca con lo strascico”.
“Per tutte queste ragioni, e non soltanto per l’affetto che mi lega a Berlusconi – conclude Bondi – noi non cederemo mai di fronte alla campagna di odio e di delegittimazione orchestrata dal gruppo editoriale L’Espresso-La Repubblica, in combutta con una sinistra ormai al traino di tutte le battaglie più misere e sconclusionate”.
A Bondi replica Giovanna Melandri, responsabile Cultura del PD: “Dopo tante dichiarazioni e precisazioni l’onore di chiudere lo spettacolo pirotecnico andato in scena in questi giorni non poteva essere che del Ministro Bondi che, pronto e roboante, lo fa sparando un ennesimo colpo di mortaio contro La Repubblica. In ogni Paese civile e democratico la libertà della stampa si esprime proprio nella sua autonomia nel criticare gli organi politici e le scelte di chi governa”.
“Definire uno dei principali quotidiani nazionali ‘un superpartito che concentra in se’ la dimensione politica, quella economica, quella culturale e perfino quella giudiziaria’ significa due cose – aggiunge la Melandri -: o il Ministro della cultura ha smarrito completamente la percezione minima di quella che è una realtà democratica, o sente vacillare a tal punto la stabilità e l’immagine del Governo a cui appartiene, da essere anche lui caduto preda della stessa sindrome del premier che vede trame dove c’è soltanto libertà di informazione. Queste dichiarazioni, peraltro, sono ancor più gravi per il fatto stesso di provenire dal Ministro per i beni e le attività culturali. Da colui che ha la responsabilità istituzionale, cioè, non solo di garantire la conservazione e lo sviluppo dell’arte e della cultura (drammaticamente fiaccata e menomata dai tagli alle risorse operati da questo Governo), ma anche di vigilare sul rispetto del pluralismo e del libero confronto di idee che sono la matrice di ogni progresso culturale. Un progresso – conclude l’esponente del Pd – che deve essere garantito affidando incarichi e ruoli anche a chi ha opinioni diverse dalle proprie ed attuando politiche tese a garantire la libertà del confronto su ogni tema ed in ogni sede, a cominciare da quella della carta stampata”.