Travaglio: “L’inviato sordomuto”
“Suggestiva la scena di un presidente del Consiglio, uno a caso, che, tra un vertice con Netanyahu e uno con Bill Gates, dialoga a distanza sulle colonne di «Chi» con una squillo, che lo mette a posto con un fermo comunicato («Se ha le prove che sono una teste prezzolata, le porti al giudice»).
Intanto, dopo la «escort», l’«imprenditore» (cioè il pappone), la ragazza-immagine, la meteorina, la billionairina, l’Utilizzatore Finale e lo Scodinzolini, s’affaccia una nuova figura professionale: l’inviato sordomuto. Si chiama Pino S., lavora al Tg1 da una vita, era anche bravo a portar notizie, poi il nuovo direttore gli fece un discorsetto: «Chi porta notizie non fa carriera, e viceversa: guarda me». Ora Pino sta a Bari e passa le sue giornate a scansare le notizie. Non dorme mai, perché si sa come sono le notizie: ti cascano in testa quando meno te l’aspetti, a tradimento. Indennità-rischio, come in guerra: l’inviato sordomuto è mestiere usurante. Come lo Scodinzolini, che già dà segni di cedimento. Aveva giurato di non fiatare su Puttanopoli e ora ne parla solo perché ne parla il capo. Non vorremmo fosse influenzato da quel suo omonimo, Augusto Minzolini, che il 29.10.94 teorizzava: «Se avessimo raccontato di più la vita privata dei politici forse non saremmo arrivati a Tangentopoli, li avremmo costretti a cambiare o ad andarsene… Il politico è un uomo pubblico in ogni momento della sua giornata e deve comportarsi e parlare come tale. La distinzione pubblico-privato è manichea. Se uno non accetta questa regola, rinunci a fare il politico». Discorsi da Utilizzatore Iniziale”. E’ quanto scrive Marco Travaglio oggi su l’Unità nella sua rubrica quotidiana ‘Zorro’.