Iran, “impiccati” due manifestanti
Mohammad Reza Ali-Zamani e Arash Rahmanipour sono stati impiccati dopo essere stati giudicati colpevoli, al termine di un processo iniquo, di “comportamento ostile a Dio” e di appartenenza all’Anjoman e-Padeshahi e-Iran (Api), un gruppo fuorilegge che chiede il ritorno della monarchia.
“Queste due esecuzioni-shock mostrano che le autorità iraniane non intendono fermarsi di fronte a nulla per stroncare le proteste pacifiche che vanno avanti dalle elezioni” – ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. “Prima li hanno condannati dopo un processo iniquo, poi li hanno uccisi e non è neanche chiaro se effettivamente appartenessero o meno al gruppo fuorilegge, dato che le loro ‘confessioni’ sarebbero state esorte con la forza”.
Secondo le autorità iraniane, almeno altre nove persone si trovano in attesa di esecuzione dopo essere state condannate nei cosiddetti “processi-spettacolo”.
“Temiamo che le due di oggi siano solo l’inizio di un’ondata di esecuzioni nei confronti di persone condannate a seguito di incriminazioni così vagamente formulate” – ha aggiunto Hassiba Hadj Sahraoui.
Mohammad Reza Ali-Zamani e Arash Rahmanipour erano stati condannati per “comportamento ostile a Dio” dal Tribunale rivoluzionario di Teheran lo scorso ottobre. Erano anche stati giudicati colpevoli di “propaganda contro il sistema”, “insulto a figure sacre” e “collusione con l’intento di minacciare la sicurezza nazionale”.
Mohammad Reza Ali-Zamani era stato accusato di aver visitato illegalmente l’Iraq e di avere, in quell’occasione, incontrato ufficiali dell’esercito statunitense.
L’avvocato di Arash Rahmanipour ha affermato che il suo assistito non aveva mai preso parte alle proteste post-elettorali e che era stato costretto a rilasciare una “confessione” durante un “processo-spettacolo” dopo che i suoi familiari erano stati sottoposti a intimidazioni. Né lui né il collega che difendeva Mohammad Reza Ali-Zamani sono stati informati dell’esecuzione, come invece richiesto dalla legge iraniana.
“Queste due esecuzioni sono la prova che il sistema giudiziario viene usato come strumento di repressione da parte delle autorità. Il messaggio inviato oggi a chi vuole esercitare il diritto a manifestare pacificamente contro il governo è: non scendete in piazza”.
Amnesty International ha condannato l’esecuzione di due persone arrestate durante le proteste che si sono susseguite in Iran dall’indomani del contestato esito delle elezioni dello scorso anno.
Altre manifestazioni sono previste l’11 febbraio, in occasione dell’anniversario della Rivoluzione islamica.
Secondo fonti ufficiali, più di 40 persone sono morte nelle manifestazioni promosse dopo le elezioni, molte delle quali represse con violenza dalle forze di sicurezza. Amnesty International ritiene che il numero delle vittime sia molto più alto. Oltre 5000 persone sono state arrestate, molte delle quali sottoposte a torture e maltrattamenti. Decine e decine di manifestanti sono stati condannati a pene detentive e, in alcuni casi, anche alle frustate, al termine di processi iniqui. Le condanne a morte sono state almeno 11. Una di queste, emessa nei confronti di Hamed Rouhinejad, è stata commutata in appello nel corso di questo mese.