Occupato il San Giacomo: “Per bloccare ogni speculazione”
Un folto gruppo di aderenti e militanti di Action e del Blocco precario metropolitano, insieme ad altri movimenti cittadini, ha occupato questa mattina la sede dell’ospedale ‘San Giacomo’ destinato alla chiusura definitiva nella giornata di oggi.”Secondo le indiscrezioni, si sarebbero fatti avanti per il San Giacomo Francesco Gaetano Caltagirone, palazzinaro ed editore del Messaggero, la famiglia Angelucci del gruppo Tosinvest che opera nella sanita’ privata, vari editori di quotidiani e ultimamente si sono mossi anche fondi finanziari esteri”.
“È chiaro – continua la nota – che l’ubicazione del complesso ospedaliero e la volontà di chiuderlo da parte del Governo e della Regione hanno stimolato appetiti e forti interessi speculativi. Qui e’ in ballo un’idea di citta’ dove sono spariti da tempo gli interventi pubblici e hanno prevalso quelli privati”. E’ quanto sostiene la ‘Rete cittadina per il diritto all’abitare’, che così spiega l’occupazione in corso dell’ospedale.
“Ormai nulla si fa piu’, da un parcheggio a un parco a una piazza, senza denaro privato. O peggio, si sgomberano le esperienze sociali e culturali che hanno sottratto immobili abbandonati alla speculazione e alla rendita, come l’Horus di piazza Sempione – prosegue la nota – Questa modalita’ ha di fatto ridisegnato la citta’ considerandola una merce di scambio, magari per ottenere oneri accessori o altro. Ancora una volta i padroni della citta’ allungano le mani sui beni comuni della capitale. Siano essi spazi verdi, agricoli, destinati a servizi, demaniali o di utilita’ pubblica come il San Giacomo e lo fanno con il consenso piu’ o meno esplicito delle amministrazioni. Per questo la rete cittadina per il diritto all’abitare ha deciso di intervenire sulla questione”.
“Iniziamo da oggi una ‘custodia’ sociale del bene pubblico San Giacomo – spiegano i militanti della Rete cittadina – per sottrarlo ad eventuali fini speculativi. Insieme ai lavoratori, ai degenti e alle loro famiglie, alle associazioni che sono impegnate nella vertenza, vogliamo impedire la dismissione dello stabile e sostenere un processo partecipato che ne definisca lo scopo pubblico finale”.
“La città manda un segnale forte e chiaro al presidente Marrazzo e al sindaco Alemanno: Roma non si disegna senza il consenso dei cittadini e dei movimenti – conclude la nota – Si faccia attenzione quando si utilizzano termini come dismissione, deroga, variante, ecc., noi siamo qui ben decisi a dire la nostra”.