Berlusconi, una “influenza” di riflessione
L’influenza del presidente Berlusconi è stata interpretata come un “esilio” temporaneo per una riflessione sulle diverse complicazioni che il governo deve affrontare, soprattutto nell’equilibrio tra le diverse anime della maggioranza che, in alcuni momenti, tirano la coperta stesa da Berlusconi, lasciando scoperto man mano una parte ed allo stesso tempo per allontanare la tentazione di battere il pugno sul tavolo.
La riforma della Giustizia è sempre più annacquata dagli iniziali intenti, la legge per le elezioni europee si sta risolvendo in un nulla di fatto; la “ridicola” vicenda Villari, un Senatore della Repubblica prima eletto ad una carica e successivamente osteggiato, deriso ed abortito; la crisi con il Brasile, che aldilà della vicenda di un terrorista che deve “pagare” per i reati commessi, viene trattata con troppa disinvoltura non riuscendo a rimanere all’interno della sfera diplomatica e della politica, ma che si tenta di far tracimare in ambiti non istituzionali.
Ancora una volta le forze della maggioranza che chiedono ad altri attori di prendere delle posizioni, in particolare al mondo del calcio, oggi, come lo è stato per le Olimpiadi in Cina, è l’ennesima affermazione della propria impotenza. Durante la guerra fredda tra USA e URSS, gli americani boicottarono le Olimpiadi di Mosca come conseguenza inevitabile a tutte le misure politiche e diplomatiche che precedentemente avevano deciso e non viceversa, se non si comprende la sequenza temporale dell’assunzione di responsabilità, si ha poca coscienza della responsabilità politica e istituzionale che si ricopre.
Il federalismo fiscale che in dirittura d’arrivo, mette sempre più evidenza la tregua armata della Lega Nord sospettosa di storture, annacquamenti, disinvolte distrazioni che porterebbero allo svuotamento di una riforma che è l’essenza stessa del movimento. La “grana” immigrati con gli esosi accordi economici bilaterali che non impediscono l’arrivo di “disperati” il cui civile trattamento non può essere caricato sulla popolazione di Lampedusa con la creazione di Centri di identificazione e espulsioni che ricchiedono una permanenza di mesi per i soggetti coinvolti. Continuare è un’operazione facile oltre ogni misura, accennare alle elezioni in Sardegna in cui il delfino scelto sembra non esistere mediaticamente se non supportato dal Premier, il conflitto del Ministro Sacconi che si ritrova a capo del comparto Salute del Governo con la moglie alla direzione di Farmaindutria.
Ma in questa settimana l’assenza del Presidente, nel momento in cui la crisi economica viene affrontata a Davos, è oltre l’aspetto contingente. Rumorosa l’assenza di un incontro tra il Premier cinese Wen e le autorità italiane, durante la sua missione politica in Europa. Riportare le parole di Angel Gurria, segretario dell’Ocse che il margine di manovra dell’Italia ancora esiste ma è strettamente legato alle decisioni che verranno prese, sembra di un’evidenza disarmante, ma allo stesso tempo non è così, perché non basta sbandierare la solidità del nostro sistema rispetto ad altri, l’inamovibilità decisionale, può distruggere i margini di manovra, e dopo quest’anno che sarà per tutti gli analisti “terribile” una certa ripresa si potrà avere nel 2010, ma solo se nel frattempo si sono approntate misure adeguate a sostegno. La presa di coscienza dell’opposizione rappresentata dal PD che chiede col sussurro veltroniano un dibattito sulla crisi economica per le politiche insufficienti del governo può essere un buon auspicio? Perché obiettivamente considerare la social card una delle misure anticrisi è quanto di più ridicolo una mente propagandista può escogitare.