Berlusconi-Veltroni, dialogo finito
Il clima è cambiato. Ogni illusione di dialogo è finita. Tra Berlusconi e Veltroni siamo alle accuse reciproche. Accuse pesanti, al limite dell’offesa. Il presidente del Consiglio ha definito ‘sfascista’ l’opposizione. Veltroni gli manda a dire di ‘non conoscere la Costituzione’. Con buona pace del dialogo, appunto.
Ieri sera a Milano, alla cena finale della festa del Pdl, il Cavaliere è andato giù pesante: “L’opposizione è ormai sprofondata dal comunismo allo sfascismo. Ora faremo fronte all’esigenze di governo basandoci solo sulle nostre forze. I cambiamenti non si possono fare con i disegni di legge ma con la decretazione.
Il decreto é l’unico metodo che abbiamo per governare. Ridicolo parlare di regime o di dittatura, perché c’e’ sempre il Capo dello Stato che firma certificando la necessità e l’urgenza che c’e’ quasi sempre. Siamo decisi a governare anche da soli ed andare avanti con la realizzazione del programma per gli italiani. Speravamo – ha concluso il premier – ci fosse un interlocutore per fare le regole insieme e invece è sprofondato nelle tenebre dell’invidia sociale. Oggi dobbiamo far fronte alle necessità del Paese contando solo sulle nostre forze”.
Via radio, stamane, ai microfoni della trasmissione ‘Faccia a faccia’ su radio tre’, la replica del leader del Pd Wlater Veltroni: “E’ evidente che Berlusconi non conosce la Costituzione sulla quale ha giurato, che richiede che ci siano determinati requisiti di necessità e di urgenza per i decreti. Lo stesso presidente Bush si è dovuto piegare alla mediazione estenuante che sappiamo, perché in quel Paese, che é a sistema presidenziale, il Parlamento svolge una funzione di controllo molto importante. Quando Berlusconi dice che bisogna decidere – ha proseguito Veltroni – ci sono due strade da seguire: una democrazia che decide o un sistema semplificato che decida. Io non difendo il Parlamento con le sue lentezze ma il ruolo del Parlamento, il potere di controllo che ha. Noi siamo per una democrazia che decide. Vengano in Parlamento: le riforme istituzionali (riduzione dei parlamentari, monocameralismo ecc) noi le voteremo, ma basta con questa storia del dialogo, perché se il dialogo lo si voleva fare lo si faceva all’inizio della legislatura”.