Travaglio: “Per chi suona la banana…”

Qui di seguito pubblichiamo un articolo di Marco Travaglio (datato 11 giugno 2008) tratto dal suo ultimo libro “Per chi suona la banana. Il suicidio dell’Unione Brancaleone e l’eterno ritorno di Al tappone”, edito da Garzanti (527 pp, 16.60 euro). Il libro racoglie le rubriche – Uliwood Party e poi Ora d’aria – uscite sull'”Unità” nell’ultimo anno e mezzo.

“Un uomo dotato di un minimo di dignità, al posto di Angelino Alfano, dopo che tutti i suoi dati sulle intercettazioni sono stati sbugiardati da Luigi Ferrarella e da Carlo Bonini sulle prime pagine del “Corriere” e di “Repubblica” (oltreché da noi su “l’Unità”), avrebbe già scavato un buco in terra e vi sarebbe sprofondato per sempre, rosso di vergogna. E in un altro paese un ministro come Alfano sarebbe già stato dimissionato su due piedi dal suo governo. Perché delle due l’una: o Alfano è un totale incompetente, e allora se deve andare; oppure mente sapendo di mentire, e allora se ne deve andare a maggior ragione. Invece Angelino è Angelino, il Cainano è il Cainano e l’Italia è l’Italia.

Dunque il Guardasigilli ad personam resterà al suo posto e verrà premiato: le sue bugie sono servite a mettere in circolo una carretta di balle e a trasformare un efficacissimo strumento d’indagine in un’emergenza nazionale che ora allarma anche mezza ooposizione e persino il capo dello Stato. Tg e giornali della ditta fanno il resto, rilanciando le panzane come se fossero vere (memorabile la prima pagina del “Giornale”: “Tutti gli italiani sono intercettati”). La truffa funziona perchè sembra basarsi su dati statistici, ma per capire che sono manipolate basterebbe ascoltare l’esordio del ministro (non di un passante) nell’audzone dell’altroieri alla commissione Giustizia della Camera (non al bar o a Porta a Porta): “Secondo un mio calcolo empirico e non scientifico, è probabilmente intercettata una grandissima parte dle nostro Paese”. Capito? Lui fa i calcoli empirici, a spanne. E conclude che: 1) “Oltre 100 mila persone l’anno sono intercettate in Italia”; 2) “Negli Usa sono 1700, in Svizzera 1300, in Gran Bretagna 5500, in Francia 20mila”; 3) “Le 100 mila persone intercettate fanno o ricevono mediamente 30 telefonate al giorno. Così si arriva a 3 milioni di intercettazioni”. 4) “La spesa sulle intercettazioni è in continua crescita: è aumentata del 50% dal 2003 al 2006” e occupa ormai “il 33% delle spese per la Giustizia”. Difficile concentrare una tale densità di balle, per quanto “empiriche”, in così poche parole.

Vediamo. 1) I 125 mila decreti di autorizzazione dei gip alle intercettazioni nel 2007 non corrispondono al numero dei soggetti intercettati: ogni decreto corrisponde a un’utenza, cioè a un numero telefonico; e spesso viene reiterato anche 3-4 volte, visto che ogni 15-20 giorni bisogna rinnovare il provvedimento. Quando si intercetta un indagato si controllano i suoi cellulari, numeri di abitazione, mare montagna, ufficio, auto, senza contare che il tizio cambia spesso scheda per sfuggire ai controlli. Il che significa che, a dir tanto, gli intercettati arrivano a 15-20 mila l’anno (su 3 milioni di processi). Pari non a “tutti gli italiani” o alla “grandissima parte”, ma allo 0,02% della popolazione. 2) Contando anche i diversi interlocutori dell’altro capo del filo, non si arriva nemmeno all’1%. 3) Paragonare il dato italiano con quello degli altri paesi è come raffrontare le mele con le patate, visto che negli altri paesi il grosso delle intercettazioni le fanno, senza controlli nè statistiche, i servizi segreti, le polizie, i pompieri, gli enti locali, le autorità di borsa ecc. Il nostro, come ha appurato nel 2006 la commissione Giustizia del Senato, è il sistema più garantista d’Europa. E l’80% degli ascolti riguarda la criminalità organizzata, cioè le mafie, sconosciute negli altri paesi europei. 4) La spesa per intercettazioni non è in aumento, ma in calo: nel 2005 era di 286 milioni, nel 2006 è scesa a 246, nel 2007 a 224 (40 in meno ogni anno). E 224 milioni non sono “il 33% delle spese per la Giustizia”, visto che nel 2007 il bilancio della Giustizia ammontava a 7,8 miliardi. Dunque, la spesa reale è un dodicesimo di quella sparata dall’empirico ministro: il 2,9, non il 33%. Ma potrebbe avvicinarsi allo sero se lo Stato facesse lo Stato: obbligando le compagnie telfoniche, concessionarie pubbliche, ad applicare tariffe scontate o gratuite (come avviene in Francia su France Telecom) per le intercettazioni (che ora costano allo Stato 1,6 euro al giorno per i telefoni fissi, 2 per i cellulari, 12 per i satellitari); acquistando le attrezzature usate dagli agenti per intercettare, anziché affittarle a prezzi da favola da ditte private; recuperando le spese di giustizia dai condananti, che devono pagare i costi sostenuti dallo Stato per processarli (oggi si recupera il 3-7%). Resta da capire vome possano il Pd e l’Anm “dialogare” con un ministro così, solo perché è “pacato”. Spara cazzate, ma pacatamente”.

Quinews

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