L’intervita – Barbareschi: “La vicenda Englaro ha mostrato quanto fragile e debole è la politica italiana”
Onorevole Barbareschi, che giudizio dà a tutta la vicenda Englaro?
“Siamo in uno stato laico davvero? Allora perché c’è ancora chi si inginocchia di fronte al verbo ecclesiale? Il caso Englaro (quanta freddezza nel nominare così una ragazza, il cui padre chiede solo di liberare la propria figlia dal dolore), questa vicenda, ha mostrato quanto fragile e debole è la politica del nostro paese: i partiti non esistono più e all’interno degli stessi schieramenti, su temi così importanti, come la vita e la morte, le posizioni si spaccano, i simboli non esistono più e si finisce inevitabilmente per distinguersi tra clericali e laici. Eluana va resa libera e la scelta di chi ne vuole compiere le volontà rispettata e confortata. Cos’è questo rimpiattino incessante? Apprezzo moltissimo la scelta di Gianfranco Fini, che ha dimostrato libertà di agire, coerenza e una sensibilità che condivido completamente”.
Secondo lei la laicità dello Stato è davvero a rischio?
“La maggioranza italiana è per la laicità dello Stato. La politica vera non è più divisa tra destra e sinistra, ma tra laici riformisti e chi vuole seguire i diktat della Chiesa. Ma sarà sempre così, come un’ingerenza alla quale siamo incapaci di opporci, escludo che vi possa essere una deriva clericale. Però meglio soffocare sul nascere ogni possibile rigurgito…”.
Gli italiani, sondaggi alla mano, sono sbigottiti di fronte all’invasione della politica in questa vicenda. Perché, secondo lei, Berlusconi, che pure di sondaggi se ne intende, è andato così in fondo, fino a rischiare uno scontro istituzionale con il Presidente della Repubblica?
“Non lo capisco, non mi interessa, non lo voglio sapere. Mi stupisce che un uomo così laico come lui, che lo è nei fatti, nel suo quotidiano, nella sua maniera di operare e di agire, abbia fatto una scelta del genere. Sono costretto però a non essere d’accordo perche tengo troppo alla mia coerenza, che mi impone, anche in nome delle battaglie condotte ed appoggiate da radicale e da socialista, di dismettere la veste ipocrita di chi “segue la massa, lo schieramento”. Aggiungo però che trovo, fra l’altro, ridicolo questo amplissimo, esasperato dibattito: non ho rilevato, sui media d’Europa, che vi fosse una attenzione particolare a questa vicenda. Temo che anche stavolta l’Italia si è comportata ed è apparsa come un’isola di provincialismo, perennemente impegnata a risolvere problemi interni che come tali vengono considerati dal resto del mondo”.