Fini: fermiamoci tutti prima che sia troppo tardi

 

Il videomessaggio del presidente della Camera, Gianfranco Fini: «Care amiche e cari amici.
Purtroppo da qualche tempo lo spettacolo offerto dalla politica è semplicemente deprimente.
Da settimane non si parla dei tanti problemi degli italiani, ma quasi unicamente della furibonda lotta interna al centrodestra. Da quando il 29 luglio sono stato di fatto espulso dal Popolo della libertà con accuse ridicole, tra cui spicca quella di essere in combutta con le procure per far cadere il governo Berlusconi, pensate un po’, è partita un’ossessiva campagna politico giornalistica per costringermi alle dimissioni da Presidente della Camera, essendo a tutti noto che non è possibile alcuna forma di sfiducia parlamentare.
Evidentemente a qualcuno dà fastidio che da destra si parli: di cultura della legalità, di legge uguale per tutti, di garantismo che non può essere impunità di riforma della giustizia per i cittadini; e non per risolvere problemi personali.
In 27 anni di presenza ininterrotta in Parlamento e 20 anni di guida del mio partito non sono mai stato sfiorato da sospetti di illeciti e non ho mai ricevuto nemmeno un semplice avviso di garanzia. Credo di essere tra i pochi, se non l’unico, visto le tante bufere giudiziarie che hanno investito la politica in questi anni.
È evidente che se fossi stato coinvolto in un bello scandalo mi sarebbe stato più difficile chiedere alla politica, a tutta la politica ed anche al centro destra di darsi un codice etico e sarebbe stato più credibile chiedere le mie dimissioni. Così deve averla pensata qualcuno, ad esempio chi auspicava il metodo Boffo nei miei confronti, oppure chi mi consigliava dalle colonne del giornale della famiglia Berlusconi di rientrare nei ranghi se non volevo che spuntasse qualche dossier “testuale” anche su di me, “perché oggi tocca al Premier, domani potrebbe toccare al Presidente della Camera”. Profezia o minaccia? Puntualmente, dopo un po’, è scoppiato l’affare Montecarlo.
So di dovere agli italiani, e non solo a chi mi ha sempre dato fiducia, la massima chiarezza e trasparenza al riguardo.
I fatti: An, nel tempo, ha ereditato una serie di immobili. Tra questi, nel 1999, la famosa casa di Montecarlo, che non è una reggia, anche se sta in un Principato, 50-55 metri quadrati, valore stimato circa 230 mila euro. Essendo in condizioni quasi fatiscenti e del tutto inutilizzabile per l’attività del Partito, l’11 luglio 2008 è stata venduta alla Società Printemps, segnalatami da Giancarlo Tulliani. L’atto è stato firmato dal Segretario amministrativo, senatore Pontone da me delegato, un autentico galantuomo che per 20 anni ha gestito impeccabilmente il patrimonio del partito, e dai signori Izelaar e Walfenzao. Il prezzo della vendita, 300 mila euro, è stato oggetto di buona parte del tormentone estivo. Dai miei uffici fu considerato adeguato perché superava del 30 per cento il valore stimato dalla società immobiliare monegasca che amministra l’intero condominio.
Si poteva spuntare un prezzo più alto? È possibile.
È stata una leggerezza? Forse.
In ogni caso, poiché la Procura di Roma ha doverosamente aperto un’indagine contro ignoti, a seguito di una denunzia di due avversari politici e poiché, a differenza di altri, io non strillo contro la magistratura, attendo con fiducia l’esito delle indagini. Come ho già avuto modo di chiarire, solo dopo la vendita ho saputo che in quella casa viveva il Signor Giancarlo Tulliani. Il fatto mi ha provocato un’arrabbiatura, a dir poco colossale, anche se egli mi ha detto che pagava un regolare contratto d’affitto e che aveva sostenuto le spese di ristrutturazione. Non potevo certo costringerlo ad andarsene, ma di certo gliel’ho chiesto e con toni tutt’altro che garbati, e spero lo faccia, se non fosse altro che per restituire un po’ di serenità alla mia famiglia. È stato scritto: ma perché venderla ad una società off shore, cioè residente a Santa Lucia, un cosiddetto paradiso fiscale? Obiezione sensata, ma a Montecarlo le off shore sono la regola e non l’eccezione. E sia ben chiaro, personalmente non ho né denaro, né barche né ville intestate a società off shore, a differenza di altri che hanno usato, e usano, queste società per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o aziendali e per pagare meno tasse.
Ho sbagliato?
Con il senno di poi mi devo rimproverare una certa ingenuità. Ma, sia ben chiaro: non è stato commesso alcun tipo di reato, non è stato arrecato alcun danno a nessuno. E, sia ancor più chiaro, in questa vicenda non è coinvolta l’amministrazione della cosa pubblica o il denaro del contribuente. Non ci sono appalti o tangenti, non c’è corruzione né concussione. Ed allora tutto qui? Per quel che ne so tutto qui. Certo anche io mi chiedo, e ne ho pieno diritto visto il putiferio che mi è stato scatenato addosso, chi è il vero proprietario della casa di Montecarlo? È Giancarlo Tulliani, come tanti pensano? Non lo so. Gliel’ho chiesto con insistenza: egli ha sempre negato con forza, pubblicamente e in privato. Restano i dubbi? Certamente, anche in me. E se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la Presidenza della Camera. Non per personali responsabilità, che non ci sono, bensì perché la mia etica pubblica me lo imporrebbe.
Di certo, in questa brutta storia di pagine oscure ce ne sono tante, troppe.
Un affare privato è diventato un affare di Stato, e ciò per l’ossessiva campagna politico-mediatica di delegittimazione della mia persona: la campagna si è avvalsa di illazioni, insinuazioni, calunnie propalate in primo luogo da giornali di centrodestra e alimentate da personaggi torbidi e squalificati. Sia ben chiaro non penso ai nostri servizi di intelligence, la cui lealtà istituzionale è fuori discussione, al pari della stima che nutro nei confronti del Sottosegretario Letta e del Prefetto De Gennaro. Penso alla trama da film giallo di terz’ordine che ha visto spuntare su siti dominicani la lettera di un Ministro di Santa Lucia, diffusa da un giornalista ecuadoregno, rilanciata in Italia da un sito di gossip a seguito, pensate un po’, delle segnalazioni di attenti lettori.
Penso a faccendieri professionisti, a spasso nel Centro America da settimane “a proposito, chi paga le spese?” a spasso per trovare la prova regina della mia presunta colpa. Penso alla lettera che riservatamente, salvo finire in mondovisione, il Ministro della Giustizia di Santa Lucia ha scritto al suo Premier perché preoccupato del buon nome del paese per la presenza di società off shore coinvolte non in traffici d’armi, di droga, di valuta, ma coinvolti in una pericolosissima compravendita di un piccolo appartamento a Montecarlo.
Ma, detto con amarezza tutto ciò, torniamo alle cose serie.
La libertà di informazione è il caposaldo di una società aperta e democratica. Ma proprio per questo, giornali e televisioni non possono diventare strumenti di parte, usati non per dare notizie e fornire commenti, ma per colpire a qualunque costo l’avversario politico. Quando si scivola su questa china, le notizie non sono più il fine ma il mezzo, diventano il manganello. E quando le notizie non ci sono, magari le si inventano a proprio uso e consumo. Così, con le insinuazioni, con le calunnie, con i dossier, con la politica ridotta ad una lotta senza esclusione di colpi pur di eliminare l’avversario si finisce per distruggere la democrazia.
Si mette a repentaglio il futuro della nostra libertà.
Ed allora chi ha alimentato irresponsabilmente questo gioco al massacro si fermi, fermiamoci tutti prima che sia troppo tardi.
Fermiamoci pensando al futuro del paese, pensando allo spettacolo che la politica sta dando specie ai più giovani e riprendiamo il confronto: duro, come è giusto che sia, ma civile e corretto. Gli italiani si attendano che la legislatura continui per affrontare i problemi, che sono tanti e per rendere migliore la loro vita. Mi auguro che tutti, a partire dal Presidente del Consiglio, siano dello stesso avviso. Se così non sarà gli italiani sapranno giudicare, e almeno per quel che mi riguarda certamente posso dire di avere la coscienza a posto».

Quinews

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