Aung San Suu Kyi – Intervenga l’ONU

Il governo di Myanmar ha arrestato Aung San Suu Kyi per la violazione degli arresti domiciliari a seguito dell’episodio verificatosi all’inizio del mese, quando un cittadino statunitense ha attraversato a nuoto il lago di fronte all’abitazione dove la leader birmana ha trascorso agli arresti 13 degli ultimi 19 anni.

John William Yeattaw, 53 anni, un veterano del Vietnam soffre di disturbi della personalità e riceve una pensione di invalidità, ha precisato di essersi trattenuto per due giorni nell’abitazione; per gli avvocati di Suu Kyi non è che un «imbecille».

Con Aung San Suu Kyi sono state arrestate due sue collaboratrici. Le condizioni di salute del Nobel per la pace sono peggiorate di recente e si sono perse le tracce del suo medico, Tin Myo Win a cui il 7 di maggio è stato impedito di visitarla; questi al rientro a casa è stato arrestato.
Amnesty International è sicura che le due collaboratrici di Ang San Suu Kyi, Khin Khin Win e sua figlia, assieme al medico Tin Myo Win siano tra gli oltre 2100 prigionieri politici birmani a rischio di torture e altri maltrattamenti. E continua: “Le condizioni detentive sono proibitive e mettono a rischio la salute dei prigionieri”.
“Se la comunità internazionale non assumerà una posizione chiara e univoca, il governo di Myanmar continuerà ad agire con un profondo disprezzo per i diritti umani. Ora più che mai il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e i paesi membri dell’Asean devono dire ai generali birmani che non potranno più agire impunemente”. Amnesty International chiede al Consiglio di sicurezza di pretendere il rilascio immediato di Aung San Suu Kyi.

Vittoria Pirro

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